Siamo alla vigilia dell’assedio gallico del 390 a.C. Mentre passeggia in piena notte lungo la via Nuova, nei pressi del bosco di Vesta, il plebeo Marco Cedicio ode all’improvviso una voce: essa lo ammonisce di avvisare i magistrati che i Galli stanno arrivando. Cedicio riferisce l’accaduto, ma i Romani disprezzano quel membro della plebe, e non temono inoltre i Galli, un popolo poco noto e lontano. Così facendo causano la disfatta della loro città, che viene assediata l’anno seguente. Per espiare questa grave mancanza, decidono quindi di consacrare un altare a quella voce misteriosa nel luogo stesso da cui era stata udita e lo dedicano ad Aius Locutius1.