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Pterelao e l'immortalità "condizionata"

Pterelao regna su Tafo, una piccola isola sita davanti alle coste dell’Acarnania. Poseidone, suo nonno per parte di padre, lo aveva reso immortale ponendogli in testa un capello d’oro. Quando contro Pterelao muovono guerra Anfitrione tebano e i suoi alleati, i Tafi sono a mal partito; tuttavia, gli invasori non possono vincere finché il re nemico rimane in vita. Cometo, figlia del sovrano, si innamora di Anfitrione e per lui è disposta a tradire la patria: strappa dalla testa del padre il capello d’oro, l’eroe muore e Anfitrione riesce a espugnare Tafo1.

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I gemelli: Eracle e Ificle

È sera, e Alcmena ha appena messo a letto i suoi bambini: Eracle, di dieci mesi, ed Ificle, di una notte più giovane. Dopo essere stati allattati e dondolati nello scudo di bronzo che funge da culla, i due si addormentano in un sonno profondo. Ma nel cuore della notte Era suscita contro di loro due terribili serpenti, dai denti aguzzi e dalle lingue velenose. Non appena i mostri si avvicinano alla culla per mordere i bambini Zeus produce una forte luce e i due infanti si svegliano: Ificle è preso da terrore, e con i piedini respinge la coperta di lana nel tentativo di fuggire; Eracle invece afferra prontamente i serpenti stringendoli in una terribile morsa. Nel frattempo Alcmena, sentendo le grida della nutrice, sveglia il marito Anfitrione e tutta la casa accorre nella stanza dei gemelli. Qui con loro grande stupore trovano Eracle che, ridendo, depone ai piedi del padre i due serpenti ormai morti. Alcmena prende in braccio Ificle spaventato, mentre Eracle torna a dormire sotto una pelliccia. L’indomani i genitori consultano l’indovino Tiresia per avere un responso su quanto accaduto.1.

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La volpe di Teumesso e il paradosso della caccia

La località di Teumesso, in Beozia, era infestata da una volpe mostruosa, che divorava qualunque preda e sfuggiva a qualsiasi tentativo di cattura; si trattava, infatti, di un animale magico, inviato da Dioniso per punire i Tebani. Anfitrione, divenuto re di Tebe, si impegna a debellare il mostro e a questo scopo va a chiedere aiuto al re della vicina Atene, Cefalo, che dispone di un’arma formidabile: un cane chiamato Lailaps, "Bufera". Anche questo era un animale magico, che la moglie di Cefalo, Procri, aveva ricevuto in dono da Minosse, o secondo altre versioni dalla dea Artemide: Bufera aveva la facoltà di catturare qualunque preda inseguisse. Cefalo, quindi, andò in soccorso di Anfitrione e si recò nella piana di Teumesso, dove lanciò Bufera all’inseguimento della volpe. A questo punto, però, le due bestie si trovarono imprigionate in una corsa senza sosta: la volpe non poteva essere raggiunta, ma continuava a essere inseguita dal cane che la incalzava; il cane non poteva mancare la preda, ma d’altro canto non riusciva mai a raggiungere la volpe che era imprendibile. Zeus allora intervenne, pietrificando entrambi gli animali1.

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