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Il mostro Caco

All’interno della rupe si celava, un tempo, la spelonca che Caco, orrido figlio semiumano di Vulcano, usava come nascondiglio. Il suo aspetto era antropomorfo, ma le sue dimensioni erano mastodontiche, e inoltre il suo corpo era coperto di setole e la sua bocca poteva vomitare fuoco. Caco era l’autore di razzie e stragi ai danni degli Arcadi: all’ingresso della sua tana pendevano teste umane in decomposizione e il terreno circostante era sempre bagnato di sangue. Dopo che Ercole fu arrivato nella terra degli Arcadi con le vacche rosse sottratte a Gerione, la mente scellerata di Caco partorì il disegno di sottrarre alcuni dei buoi e delle giovenche di quella splendida mandria. Per non farsi scoprire fece in modo di tirarli per la coda fino alla spelonca, così che nessuno, seguendo le tracce degli animali che aveva fatto camminare all’indietro, avrebbe potuto arrivarvi1.

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Enea e Giove sul Campidoglio

Enea fa visita a Evandro, il re Arcade che ha edificato la città di Pallantium sul luogo in cui un giorno sorgerà Roma. L’ospite mostra all’eroe troiano alcuni luoghi destinati ad assumere grande rilevanza nella futura topografia della Città: il bosco che ospiterà l’asylum, la grotta del Lupercale, l’Argileto, e così via. Quando i due giungono di fronte a Campidoglio, che all’epoca è ancora e soltanto un colle coperto di selve, viene spiegato che quel luogo è avvolto da una dira religio (un inquietante timore religioso) e che i contadini ne sono spaventati: sul colle abita un dio, dice Evandro, non si sa chi sia, ma gli Arcadi credono di aver visto lassù Giove (Iuppiter) mentre agita la nera egida e scuote le nubi con la destra1.

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La visita di Enea ai luoghi futuri di Roma

Alla vigilia della guerra contro i Rutuli, Enea, da poco giunto nel Lazio, si reca dal re Evandro per stringere un’alleanza militare. Costui vive con la sua comunità di Arcadi sul Palatino, proprio là dove, qualche secolo dopo, Romolo fonderà la sua città. Il re si mostra subito molto ospitale con Enea e lo conduce a visitare alcuni dei luoghi in cui si svolgerà un giorno la storia di Roma: il bosco che Romolo trasformerà in asilo, la grotta del Lupercale, la rupe che sarà chiamata Tarpea e la cima del Campidoglio, da cui, dice Evandro, promana un sacro terrore che atterrisce gli abitanti, convinti che un dio vi abiti, anche se non sanno dire chi sia. Infine, Evandro mostra al suo ospite le mura diroccate di due insediamenti più antichi del suo, l’uno fondato da Giano e chiamato Gianicolo, l’altro da Saturno e chiamato Saturnia1.

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