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La voce del dio nella selva: Fauno o Silvano?

All’epoca della guerra tra Romani ed Etruschi, all’ora del tramonto, i due eserciti si erano ritirati nei rispettivi accampamenti. C’erano state pesanti perdite in entrambi gli schieramenti, e tanta era la sfiducia soprattutto presso i Romani, i quali nella battaglia di quel giorno avevano perso il loro comandante. Molti stavano perciò accarezzando l’idea di abbandonare l’accampamento prima dell’alba. Mentre meditavano su tale ipotesi, all’ora della prima vigilia, dalla selva presso la quale erano accampati si udì una voce rivolta a entrambi gli eserciti, tanto possente da essere sentita da tutti. Era la manifestazione terrificante di Fauno, il dio dal quale provengono le parvenze e le voci soprannaturali che spaventano gli uomini. Esortò i Romani a essere valorosi: avevano vinto, perché i loro nemici contavano un caduto in più. Il console, spronato da questa voce, assaltò l’accampamento degli Etruschi e ne entrò in possesso nel cuore di quella stessa notte1. Altri2 in cui però la voce misteriosa è attribuita al dio Silvano, spesso assimilato a Fauno) raccontano invece che gli Etruschi, pur essendo superiori in battaglia, la abbandonarono all’improvviso: erano stati terrorizzati dalla voce possente del dio che, dalla vicina selva Arsia, annunciava la vittoria romana.

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