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Sacrificio di Ifigenia e Polissena

Nel mito troiano si iscrivono le vicende di Ifigenia e Polissena, il cui sacrificio si colloca rispettivamente in apertura e chiusura della guerra. L’esercito dei Greci è radunato in Aulide. Ma la bonaccia impedisce alla flotta di salpare. L’indovino Calcante rivela che occorre sacrificare ad Artemide la primogenita di Agamennone, il re e capo della spedizione. Ifigenia giunge quindi in Aulide, con la falsa promessa di nozze con Achille, ma il suo matrimonio sarà in realtà con Ade, il dio degli inferi: i proteleia, i riti preliminari alle nozze, altro non sono che la sua messa a morte. Compresa la ineluttabilità del suo destino, Ifigenia si offre spontaneamente al coltello del sacrificatore, ed eroicamente si avvia verso l’altare prefigurando la gloria dalla quale sarà incoronata, per avere dato alla Grecia salvezza e vittoria1. Alla fine della guerra, quando Troia è ormai distrutta dalle fiamme, il vecchio re ucciso e uccisi tutti gli uomini, il fantasma di Achille, il più forte dei Greci, reclama sulla sua tomba il sangue della principessa Polissena, per consentire il ritorno in patria dell’armata greca. La fanciulla lamenta di essere anymphos e anymenaios, privata delle nozze e del canto nuziale, ma in più, come desolata afferma la madre Ecuba, Polissena, con la sua morte, non solo è privata delle nozze, ma anche della sua parthenia. Anch’ella, conosciuta la sua sorte, dichiara di volere morire da libera, senza che nessuno osi toccarla, ma andando volontariamente verso l’altare2.

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Apollo e la peste nell'Iliade

L’inizio dell’Iliade vede proprio una pestilenza che sta decimando il campo acheo e che si abbatte indiscriminatamente su uomini e animali. L’indovino Calcante rivela che si tratta di un castigo inviato da Apollo, adirato per il trattamento che Agamennone ha riservato a Crise, suo sacerdote, che si era recato nel campo acheo per riscattare la figlia Criseide. La condizione posta dal dio per la fine della peste è la restituzione della fanciulla al padre1. Ma già prima della guerra Troia è stata colpita dalla peste inviata da Apollo, allorché l’arrogante re Laomedonte si era rifiutato di dare la mercede pattuita allo stesso Apollo e a Poseidone, che avevano costruito le mura della città2.

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