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Caducità della vita: il cadavere di Lica

Scampati al naufragio della barca sulla quale viaggiavano, Encolpio, Gitone ed Eumolpo scorgono un cadavere trascinato dalla corrente sulla spiaggia. Turbato da quella visione, Encolpio rivolse gli occhi umidi a quel mare traditore e disse: «Quest’uomo da qualche parte ha una moglie che lo aspetta, o un figlio o un padre che nulla sanno della sua infelice sorte: di certo il giorno della partenza ha salutato qualcuno, credendo di rivederlo. Ecco come vanno a finire i progetti degli esseri umani!». Encolpio era certo che si trattasse di uno sconosciuto e invece, poco dopo, riconobbe il volto di quello che fino a poco tempo prima era stato il tremendo Lica. A quel punto il giovane, tra le lacrime, esclama: «Dov’è finita la tua tracotanza, Lica? Ma guardati: poco fa ti vantavi delle tue ricchezze, mentre ora giaci in balia dei pesci, e della tua nave non resta neppure una tavola. E voi mortali, che vi riempite la testa di progetti e accumulate beni, guardatelo questo qui che fino a ieri contava tutta la sua roba e già si vedeva di ritorno dal viaggio. È proprio vero: chi combatte è tradito dalle armi; chi fa voti agli dei vede crollarsi la casa; chi per la fretta si butta su un cocchio finisce che cade e ci lascia la pelle… Tirate le somme, il naufragio arriva dovunque! Comunque il corpo è destinato a morire; qualunque cosa accada, la fine è uguale per tutti»1.

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Eumolpo e i doni della seduzione

Eumolpo, ospite di un tale di Pergamo, diviene precettore del suo bellissimo figlio. Escogita dunque un modo per diventarne l’amante. Una sera i due si addormentano nel triclinio. Verso mezzanotte, Eumolpo si accorge che il ragazzo è sveglio. Così, fingendo di esprimere un voto, sussurra: «Signora Venere, se riuscirò a baciare questo ragazzo senza che lui se ne avveda, domani gli regalerò due colombe». Sentito il prezzo del piacere, il ragazzo finge di russare ed Eumolpo lo riempie di baci; l’indomani, gli porta di buon mattino una coppia di splendide colombe e scioglie così il suo voto. La sera seguente, Eumolpo sussurra: «Se potrò toccare questo fanciullo con mano dissoluta senza che lui se ne avveda, gli regalerò una coppia di galli da combattimento». Udito ciò, il ragazzo si avvicina da sé ed Eumolpo indulge su di lui. E l’indomani, come promesso, il ragazzo ottiene i suoi galli. La terza sera, Eumolpo bisbiglia: «Dèi immortali, se da questo fanciullo, mentre dorme, otterrò un rapporto completo, domani gli regalerò un destriero asturiano». L’efebo non dormì mai di un sonno più profondo, ed Eumolpo ne trasse pieno piacere. Ma l’indomani non c’era ombra del cavallo promesso, cosa che contrariò non poco il ragazzo. Così, quando Eumolpo cercò di far pace con lui, quello si ritrasse: «Se non dormi, lo dico a mio padre», minacciò. Ma Eumolpo insistette fino a farlo cedere, e dopo averne tratto godimento, si addormentò. Il ragazzo però, poiché era nell’età dello sviluppo e desideroso di lasciarsi possedere, continuò a strattonare Eumolpo nel sonno, senza lasciarlo dormire, finché quello, esasperato, esclamò: «Dormi, o lo dico a tuo padre!»1.

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