Il parto di Alcmena era ormai imminente e la donna urlò di dolore per sette lunghe notti, invocando i Nixi, gli dèi del travaglio, e Lucina, la dea che sovrintende alle partorienti. Costei, però, si accordò con Giunone, che era gelosa di Alcmena e voleva vendicarsi. Così, Lucina si mise a sedere fuori dalla porta, con le gambe accavallate e le dita intrecciate, bloccando il parto. Allora un’ancella di Alcmena, Galantide, vedendo la padrona preda di quelle immani sofferenze, capì che doveva esserci lo zampino di Giunone. Quando notò Lucina con le dita intrecciate esclamò: «Chiunque tu sia, congratulati con la padrona, Alcmena ha partorito». Sbigottita, la dea saltò in piedi e sciolse le mani che teneva intrecciate: rimossi quei nodi, Alcmena riuscì finalmente a partorire1.