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Miti

Stupro e castigo di Io

Io, sacerdotessa di Era, fu violentata da Zeus (phtheirein) che, scoperto dalla sua sposa, si affrettò a giurare di non averla tradita e toccandola la trasformò in una giovenca di colore bianco. Era chiese dunque a Zeus che le consegnasse la giovenca e le diede come guardia il fortissimo Argo Panopte. Grazie all’aiuto di Hermes che uccise con una pietra Argo, Io cominciò una fuga per terre e per mare e, una volta giunta in Egitto, riacquistò la vecchia forma e diede alla luce, sulle rive del Nilo, Epafo1.

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Argo dai cento occhi e la sorveglianza di Io

Panopte, “che tutto vede”, è epiteto di Argo, al quale la tradizione attribuisce un numero vario di occhi, che gli consentono di controllare tutto senza posa. Per questa caratteristica viene incaricato da Era di fare da guardiano a Io, fanciulla amata da Zeus e tramutata in giovenca per essere sottratta alla gelosia della dea. Ma Era ottiene che la giovenca sia consacrata a lei, legata a un albero e costantemente sorvegliata da Argo, finché Ermes riesce a uccidere il mostro1.

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Miti sulla follia

Poiché il re di Tebe Penteo rifiuta il culto di Dioniso, la madre Agave diviene lo strumento di punizione di tale empietà, per mano del dio. In preda al furore bacchico, infatti, salita sul monte per compiere il rito, scambia Penteo per un cucciolo di leone e, con la bava alla bocca, le pupille che roteano e la mente sconvolta, fa a brani il suo corpo1. Anche le Miniadi, figlie del re di Orcomeno Minia, vengono punite per il medesimo atteggiamento di disprezzo nei confronti di Dioniso: poiché rimangono in casa, intente alla filatura, durante una festa in onore del dio, egli le conduce alla follia mistica fino a portarle all’uccisione del piccolo Ippaso, figlio di una di loro2. In un altro mito, Era tormenta con un pungolo Io, di cui Zeus si è invaghito, e la costringe a un folle vagabondaggio3. Ancora inviata da Era per gelosia è la follia di Eracle, nato dall’unione di Zeus e Alcmena: l’eroe è fuori di sé, con le pupille iniettate di sangue e la bava alla bocca; corre ansimando su e giù per le stanze e, credendo di avere davanti a sé i figli di Euristeo, agli ordini del quale ha compiuto le fatiche, uccide a uno a uno i figli, con le frecce del suo arco o fracassando loro il capo con la clava. Sul punto di uccidere il proprio padre, viene però colpito al petto da Atena, che lo induce al sonno. Ritornato alla ragione, al suo risveglio Eracle non trova altra via d’uscita al suo folle gesto che il suicidio, ma viene salvato da Teseo, che lo conduce con sé ad Atene (Euripide, Herc.). Infine, anche quella di Aiace Telamonio è follia omicida, come per Eracle. Venuto a contesa con Odisseo per il possesso delle armi di Achille e dopo la vittoria di quest’ultimo, Atena lo fa impazzire. Aiace compie un massacro di greggi credendo di uccidere i compagni achei, per vendicarsi del torto subito; una volta rientrato in sé, lo prende un dolore ancora più grande, tanto che, per lavare l’onta e allontanare la vergogna del gesto compiuto, si trafigge con la propria spada4.

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Le Danaidi e il ritorno dell’acqua in Argolide

Da Io, figlia di Inaco, la fanciulla amata da Zeus che, trasformata in giovenca, fu costretta ad allontanarsi dall’Argolide e a errare per il mondo perseguitata da Era, nasce Epafo, da cui discende alla terza generazione Danao. Egli fa ritorno in Grecia per evitare alle figlie il matrimonio non gradito con i figli di Egitto, suo fratello; e sono appunto le Danaidi, insieme con Poseidone, a riportare l’acqua in Argolide1. Dopo che Danao giunge insieme con le sue figlie ad Argo, infatti, le manda a cercare acqua, poiché il paese ne era privo a causa dell’ira di Poseidone. Durante la ricerca Amimone, una delle Danaidi, scaglia una freccia contro un cerbiatto, ma colpisce invece un Satiro addormentato. Quando questi, svegliatosi, tenta di violentarla appare Poseidone, che si unisce alla fanciulla e le rivela il luogo dove si trovano le sorgenti di Lerna2. In altre versioni del mito, Amimone semplicemente si addormenta, stanca per il lungo vagabondare, ed è allora che un Satiro le si avvicina con l’intenzione di violentarla3, oppure Poseidone scaglia a terra il tridente per colpire il Satiro e in quel punto sgorga una triplice sorgente.

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