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Miti

Divinità per la salute infantile

Mena provoca il flusso alle donne; Diespater conduce il parto al giorno prefissato; Lucina è invocata dalle partorienti; Vaticanus apre la bocca del bambino nel vagito; Cunina veglia sulle culle; Rumina presiede all’allattamento; Potina somministra al neonato le bevande, Educa i cibi1. Esistono poi Alemona per nutrire il feto nell’utero e Fluvionia che trattiene il flusso della madre; Nona e Decima prendono il nome dai mesi più critici per la gestante; Partula, che altri chiamano Parca, regola il parto2; Ossipago rende solide le ossa del bambino3; Statina lo mette in piedi, Adeona e Abeona ne governano i primi passi, mentre grazie a Vitumnus e Sentinus il neonato prende vita e ha le prime sensazioni fisiche4.

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Lucina e il parto

Lucina è la dea che accoglie i voti delle partorienti. Secondo una versione del suo mito, il nome deriva dal bosco sacro a Giunone (lucus) nel quale si recarono le spose sabine a invocare la dea di renderle feconde. In quella circostanza il bosco aveva tremato e si era udita una voce dalle selve: «Che un sacro caprone penetri le madri italiche». Le parole furono interpretate da un augure etrusco: questi sacrificò un caprone e percosse le Sabine con le strisce ricavate dalla sua pelle. Così, per grazia di Lucina, dopo dieci cicli di luna, le spose divennero madri1.

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Lucina e il travaglio di Alcmena

Il parto di Alcmena era ormai imminente e la donna urlò di dolore per sette lunghe notti, invocando i Nixi, gli dèi del travaglio, e Lucina, la dea che sovrintende alle partorienti. Costei, però, si accordò con Giunone, che era gelosa di Alcmena e voleva vendicarsi. Così, Lucina si mise a sedere fuori dalla porta, con le gambe accavallate e le dita intrecciate, bloccando il parto. Allora un’ancella di Alcmena, Galantide, vedendo la padrona preda di quelle immani sofferenze, capì che doveva esserci lo zampino di Giunone. Quando notò Lucina con le dita intrecciate esclamò: «Chiunque tu sia, congratulati con la padrona, Alcmena ha partorito». Sbigottita, la dea saltò in piedi e sciolse le mani che teneva intrecciate: rimossi quei nodi, Alcmena riuscì finalmente a partorire1.

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