Risultati ricerca

Ricerca per tag: "Maia"

Miti

Teogonia esiodea

All’inizio ci sono Chaos, l’abisso originario dell’informe e dell’indefinito, poi Gaia, la Terra, potenza primordiale che costituisce l’assise dell’universo a venire, quindi Eros, che senza avere discendenza propria è tuttavia la potenza indispensabile per mettere in moto la dinamica delle filiazioni divine, avviando così il processo teogonico. Chaos mette al mondo Notte ed Erebo, e dall’unione di questi nascono Etere e Giorno: l’oscurità e la luce, nello spazio e nel tempo, vengono a costituire le coordinate essenziali in cui l’universo può prendere forma. Gaia mette al mondo per partenogenesi i Monti, che articolano la sua superficie, Ponto, il salso Mare che si agita negli abissi terrestri, e Urano, il Cielo che la sovrasta definendone il limite superiore. Unendosi a Ponto, la Terra primordiale genera una serie di potenze legate al mondo acquatico, talvolta benevole talvolta mostruose. Dalla sua unione con Urano sono generate la maggior parte delle entità divine che strutturano l’universo, tra cui: Oceano, il fiume divino che circonda la terra, delimitandola, ed è, con Teti, all’origine delle acque dolci; Iperione, "Colui che si muove in alto" e Theia, "Divina", che unendosi danno vita a Sole, Luna e Aurora, specializzando così nella discendenza le prerogative evocate dai rispettivi teonimi. Gaia e Urano non solo costituiscono la coppia primordiale Cielo-Terra, ma sono anche i capostipiti della dinastia divina regnante. Oltre a generare Ciclopi e Centimani, terribili divinità che rappresentano la potenza delle armi e della forza bruta, essi mettono al mondo i Titani, il più giovane dei quali, Crono, evira Urano su istigazione della stessa Gaia, adirata con il figlio e sposo che respingeva nelle viscere della terra la loro prole. La dinamica cosmogonica e poi teogonica si articola infatti, nel poema di Esiodo, con il mito di successione che vede Crono impadronirsi del potere e diventare sovrano degli dèi, per poi essere detronizzato da suo figlio Zeus. Per conservare il proprio potere, Crono ingoiava i figli generati dall’unione con la sposa e sorella Rea, ma questa, grazie all’aiuto di Urano e Gaia, riesce a salvare il loro ultimo nato, Zeus, destinato a diventare il re degli dèi. I fratelli e le sorelle di Zeus (Ade, Poseidone, Era, Demetra ed Estia) formano la prima generazione degli Olimpi, e una volta liberati dalle viscere di Crono entrano in azione al fianco dell’erede designato. Grazie a una attenta politica di alleanze, e all’aiuto di Ciclopi e Centimani, Zeus riesce a sconfiggere Crono e i Titani, e a rinchiuderli per sempre nella prigione infera, il Tartaro. Gaia genera però proprio con Tartaro un nuovo dio, Tifone, quintessenza di tutte le forze caotiche e distruttive, che Zeus sconfigge in singolar tenzone, dimostrando così di possedere la forza necessaria per salvaguardare il cosmo anche dalla più terribile minaccia. Gli dèi tutti gli conferiscono allora, su consiglio della stessa Gaia, la dignità sovrana, e il re degli dèi procede quindi come promesso a ripartire gli onori tra le varie divinità in funzione delle prerogative di ciascuna. Zeus non solo stabilizza il mondo divino, ma anche ne espande e ne precisa le articolazioni attraverso un’accorta strategia matrimoniale, che è all’origine della seconda generazione degli Olimpi: sotto il regno di Zeus, vengono alla luce gruppi divini quali le Moire, le Cariti, le Muse, ma anche Apollo e Artemide (nati dall’unione con Leto), Persefone (la figlia generata con Demetra e poi concessa in sposa al fratello Ade), Atena (partorita da Zeus dopo che questi si era incorporato la dea Metis: vedi sopra), e altri dèi ancora. Zeus prende Era quale “ultimissima” sposa, e con lei dà alla luce, oltre a Ilizia, Ares, il guerriero divino, ed Ebe, la giovinezza fatta dea. La regina non genera tuttavia un erede al suo re: quello che per una coppia sovrana "normale" rappresenterebbe un punto di debolezza, diventa sull’Olimpo un punto di forza, posto a garanzia dell’eternità del regno di Zeus. La famiglia degli Olimpi continua comunque ad allargarsi con l’introduzione degli ultimi figli di Zeus: Hermes, il dio nato dall’unione con Maia, Dioniso nato immortale dall’unione con una donna mortale, Semele, e infine Eracle, nato mortale, ma destinato eccezionalmente a diventare dio.

Leggi mito
Hermes: furto di bestiame e il sacrificio

Appena nato dall’unione segreta di Zeus e dell’Atlantide Maia, Hermes abbandona la dimora materna, collocata in una grotta del monte Cillene (in Arcadia), per mettersi alla ricerca delle vacche del fratello Apollo. Giunto di notte presso i prati della Pieria, dove pascolano le mandrie degli immortali, il dio di Cillene, approfittando dell’oscurità, sottrae cinquanta capi di bestiame dall’armento di Apollo e li conduce presso una stalla lungo il corso dell’Alfeo. Qui, Hermes uccide due vacche e ne divide la carne in dodici porzioni, assegnate a sorte a ciascuno dei dodici dèi, il gruppo di divinità rappresentativo in molte città greche dell’intero insieme del pantheon. Benché attratto dall’aroma della carne in fase di cottura, Hermes resiste al desiderio di cibo. Il dio, infatti, lascia le carni nella stalla come “segno del suo recente furto” e fa quindi ritorno, con le prime luci dell’alba, all’antro materno1.

Leggi mito
Hermes e il furto delle vacche

Nel giorno stesso della sua nascita, il piccolo Hermes, figlio di Zeus e della ninfa Maia, compì una serie di imprese degne di nota. Per prima cosa, inventò un nuovo strumento musicale, la cetra, ottenuta legando sette budelli di pecora al guscio di una tartaruga; poi, approfittando dell’oscurità tanto cara ai ladri, rubò cinquanta vacche che appartenevano al fratellastro Apollo, che era nato dall’unione di Zeus con la bella Latona. Per non farsi scoprire, le spinse via facendole camminare all’indietro, in modo che le impronte delle zampe indicassero la direzione opposta. Dopo averne cotte e mangiate due, Hermes fece ritorno a casa nascondendosi nella culla. Ma Apollo, grazie alla testimonianza di un vecchio che aveva assistito al furto, andò da Hermes per costringerlo a rivelargli il nascondiglio della sua mandria; non essendoci riuscito, lo portò sull’Olimpo, dove, alla presenza di Zeus, Hermes dovette ammettere il furto e guidare Apollo nel luogo dove aveva nascosto le vacche.

Leggi mito

Etichette

Maia

Link esterni

La ricerca non ha trovato nessun risultato.