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Saturno e l’invenzione dell’agricoltura

Macrobio, ad esempio, nei Saturnalia1narra come Saturno, fuggito dalla Grecia dopo la sua detronizzazione, sarebbe giunto su una nave presso Giano, dio e re del Lazio primordiale, il quale lo accolse. Nella nuova patria, Saturno avrebbe insegnato a Giano l’arte della coltivazione dei campi, atto che avrebbe consentito ai popoli indigeni il passaggio da un sistema alimentare “primitivo” basato sulla raccolta dei frutti spontanei, a un sistema in cui l’uomo coltiva le piante di cui si nutre. Per questa ragione – continua Macrobio – a Roma Saturno è considerato innanzitutto come un dio agricolo, a cui si fanno risalire tutte le pratiche di trapianto, innesto e fecondazione delle piante (insertiones surculorum pomorumque educationes et omnium huiuscemodi fertilium tribuunt disciplinas). Per contraccambiare lo straordinario dono della agri cultura, Giano avrebbe poi associato Saturno al suo regno .

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Ercole e la sostituzione simbolica nei sacrifici

Giunto nel Lazio, Ercole persuase i Pelasgi ad offrire a Dite non teste umane, bensì “faccine” (oscilla), ovvero maschere riproducenti fattezze umane e a venerare Saturno non immolando un uomo, bensì accendendo delle lampade. La sostituzione qui è motivata da un’analogia puramente fonica (in greco phota significa sia “un uomo”, sia “lampade”), secondo un procedimento che ricorda la soluzione degli enigmi proposta da Numa nel suo dialogo con Giove Elicio. Fatto sta che da allora è invalso il costume per cui alle feste dei Saturnalia i Romani si donavano vicendevolmente candele1.

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