Per punire i Tebani, la dea Era, moglie di Zeus, aveva mandato un essere mostruoso, la Sfinge, che aveva la testa di una donna, le ali di un uccello, il corpo e le zampe di un leone. A tutti i Tebani che cercavano di entrare nella loro città, il mostro sottoponeva un enigma: «Sulla terra c’è un essere che ha due, tre e quattro piedi; la sua voce è una sola. Di tutti gli esseri viventi che camminano sulla terra, volano nel cielo o nuotano nel mare, è il solo che cambia il suo aspetto. Quando, per camminare più velocemente, si muove su un numero maggiore di piedi, la forza delle sue gambe è più scarsa»1. Chi non rispondeva correttamente, veniva divorato dalla Sfinge. A risolvere l’enigma fu un uomo, Edipo, che diede al mostro la risposta giusta: «O Musa dei morti dalle ali malvagie, ascolta la voce che ti svela l’enigma. L’essere di cui parli è l’uomo: quando si muove camminando a quattro zampe, è un bimbo appena uscito dal ventre della madre che non sa ancora parlare; quando si appoggia su un bastone che gli fa da terzo piede, è un vecchio reso curvo dall’età, con la testa che gli pesa sulle spalle» (scolio a Euripide,