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Nelle Memorie di Silla si legge di un fatto, di cui fu testimone lo stesso Cicerone, come si dice nel 1: «mentre egli era nel territorio di Nola e celebrava un sacrificio d’innanzi al pretorio, dal di sotto all’altare sbucò all’improvviso un serpente, e allora l’aruspice Gaio Postumio esortò a muovere all’offensiva con l’esercito. Silla gli diede ascolto e d’innanzi alla città di Nola espugnò l’accampamento dei Sanniti»2. Poco prima si era narrato anche di ciò che era accaduto a Tiberio Gracco, augure di grande autorità, che chiamò gli aruspici dopo aver trovato in casa due serpenti3.

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Il pomerio e l’esclusione dell’Aventino

Il pomerio istituito da Romolo terminava alle pendici del Palatino, poi, con l’ampliarsi della città, esso venne più volte allargato e finì per includere molti altri colli. Il diritto di ampliare il pomerio spettava a chi avesse accresciuto l’impero con la conquista di un territorio nemico; non è chiaro tuttavia perché tutti coloro che si avvalsero di questo diritto, compresi Servio Tullio, Silla e Cesare, non vollero includere l’Aventino, che pure è all’interno delle mura. Secondo Messalla, ciò dipendeva dal fatto che quello era il colle sul quale Remo avrebbe voluto fondare la sua città e dove aveva scelto di prendere gli auspici; ma poiché questi si erano rilevati infausti, l’Aventino venne ritenuto un luogo poco fortunato e quindi escluso dai confini augurali della città1.

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