Secondo Igino, alle tre Parche, le divinità alle quali era affidato il destino di ogni singolo uomo, spetterebbe l’invenzione di sette lettere dell’alfabeto: la alfa, il beta, l’eta, il tau, la iota e la hypsilon. Fu invece una figura mitica, Palamede, figlio di Nauplio, colui che inventò altre lettere dell’alfabeto (per la precisione, undici). Un altro personaggio (storico, questa volta), il poeta Simonide, nato a Ceo verso la metà del VI secolo a.C, ne inventò quattro: l’omega, la epsilon, la zeta e la phi. Altre due lettere (il pi e la psi), che portarono il totale a ventiquattro, sarebbero state infine inventate da un poeta comico, Epicarmo, nato a Siracusa qualche decennio dopo Simonide.