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Romolo e Remo "figli del focolare"

Un giorno nel focolare della reggia di Alba Longa apparve un membro virile. Consultato l’oracolo, il re Tarchezio apprese che una vergine doveva congiungersi con quel fallo per dare alla luce un bambino destinato a distinguersi per valore, fortuna e forza. Allora il re ordinò alla figlia di unirsi al fallo, però questa mandò al suo posto una schiava; quando venne a sapere la verità, Tarchezio condannò a morte le due fanciulle, ma la dea Vesta gli apparve in sogno vietandogli di ucciderle. Il re le fece allora imprigionare e ordinò loro di tessere una tela, al termine della quale le avrebbe fatte sposare. Si trattava in realtà di un inganno: di notte la tela, per ordine di Tarchezio, veniva disfatta. Intanto la serva che si era unita al fallo generò due gemelli (Romolo e Remo), che il re consegnò a un certo Terazio perché li uccidesse. L’uomo li espose presso un fiume dove furono allattati da una lupa e nutriti da uccelli di ogni tipo. In seguito, furono trovati da un pastore che li portò con sé e li allevò. Divenuti adulti, i gemelli assalirono Tarchezio e lo sconfissero1.

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Anche Romolo e Remo nascono dal focolare

Durante il regno del crudele Tarchezio, nel focolare della reggia di Alba Longa si manifesta un fallo; viene allora consultato l’oracolo di Teti (Tethys) e la dea risponde che a quella apparizione doveva congiungersi una vergine, perché il bambino così concepito sarebbe divenuto famoso per valore, fortuna e forza. Tarchezio ordina alla figlia di unirsi al fallo, ma questa invia al suo posto una schiava; quando quest’ultima genera due gemelli, Tarchezio li consegna a un certo Terazio con l’ordine di ucciderli. A questo punto il mito si incanala nella direzione consueta: i bambini riescono a salvarsi, allontanano dal trono di Alba il crudele Tarchezio e diventano infine i fondatori di Roma (Plutarco, Rom. 2, 4-6).

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