Odisseo, sceso nell’Ade, vide i supplizi di Tizio, Tantalo e Sisifo. L’enorme Tizio, uno dei figli di Gea, era immobilizzato al suolo mentre due avvoltoi gli dilaniavano il fegato, che sempre si rigenerava; così Tizio scontava la pena per aver cercato di fare violenza a Leto, madre di Apollo e Artemide. Tantalo, invece, era punito per aver abusato del privilegio di condividere la tavola degli dèi: immerso nell’acqua, non poteva berne, perché a ogni suo tentativo l’acqua si ritraeva, né poteva gustare i frutti che pendevano dai rami sospesi sopra di lui, perché a ogni sua mossa soffiava un vento che allontanava le fronde; secondo altre versioni, invece, un enorme masso gli stava sospeso sul capo, sempre in procinto di cadere1. Sisifo, infine, era costretto a spingere una grande roccia facendola rotolare verso la cima di un colle: in prossimità della cima, però, una forza incontrollabile faceva sì che la roccia rotolasse di nuovo ai piedi del colle, costringendo Sisifo a ripetere l’azione; in questo modo Sisifo scontava gli oltraggi che aveva perpetrato in vita contro uomini e dèi, giungendo persino a ingannare la Morte2. Un’altra pena eterna era quella di Issione, legato a una ruota (infuocata, secondo alcune fonti) in perenne rotazione, in cielo o nell’Ade: Issione scontava così il tentato oltraggio a Era3. Le figlie di Danao, invece, erano state punite per l’assassinio dei loro cugini, i figli di Egitto, a cui erano dovute andare forzatamente spose: nell’Ade si trovavano a riempire dei vasi forati con acqua che sempre si versava fuori. Una azione perennemente frustrata che forse simboleggiava l’incompiutezza dei matrimoni delle Danaidi, non consumati a causa del violento gesto di ribellione perpetrato dalle novelle spose nella prima notte di nozze4.