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Il coraggio di Carite

Fra i pretendenti della bellissima Carite vi è Trasillo, un giovane di nobile famiglia, ma gran frequentatore di osterie e di donnacce. Rifiutato a causa dei suoi costumi riprovevoli, il giovane pensa di vendicarsi e durante una battuta di caccia uccide lo sposo di Carite, dopo aver architettato il delitto affinché sembri un incidente. Un giorno però, avvertita in sogno dall’anima dello sfortunato sposo, Carite decide di punire l’infame assassino: lo invita a presentarsi furtivamente di notte nella sua stanza e gli fa bere un potente sonnifero. Poi, con maschia ferocia si lancia contro l’assassino sepolto dal sonno e trafigge gli occhi di Trasillo con uno spillone. Infine, afferra la spada dello sposo e sul suo sepolcro si squarcia il petto1.

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La cecità di Trasillo

Quando Carite scoprì che Trasillo, pur di averla, aveva ucciso suo marito Tlepolemo, decise di vendicarsi. Finse di cedere al corteggiamento del giovane, ma gli chiese un po’di tempo prima di sposarlo, per onorare il lutto e, nel frattempo, gli propose degli incontri clandestini. Trasillo non stava più nella pelle. Andò all’appuntamento, ma al posto di Carite trovò una balia che gli diede da bere del sonnifero misto a vino. L’uomo si addormentò e Carite fece il suo ingresso: «Dormi pure. Questi occhi sono l’auspicio delle tenebre future e anticipano le pene in arrivo per te. Non morirai. Resterai vivo, ma moriranno i tuoi occhi e non vedrai la luce né altro, se non dormendo. Avrai bisogno della mano di un accompagnatore e come un’ombra incerta vagherai tra l’oscurità dell’Orco e la luce del sole. A lungo cercherai la destra che ha assalito le tue pupille, ma non saprai con chi prendertela. Riscuotiti dalle tenebre del sonno e svegliati per accedere a un’altra oscurità». Così, con uno spillone per capelli gli perforò gli occhi lasciandolo completamente accecato1.

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