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Miti

Nascita del minotauro

Mentre Minosse, aspirante al trono di Creta, offriva un sacrificio a Poseidone, per dimostrare ai propri concittadini il proprio legame speciale con il dio gli chiese di far emergere un toro dal mare e promise che glielo avrebbe sacrificato. Poseidone fece allora apparire per lui un toro bellissimo, ma Minosse mandò il toro tra le sue mandrie e ne sacrificò un altro. Riuscì così a diventare re di Creta e fu il primo ad avere il dominio sul mare (la “talassocrazia”), ma il dio, adirato con lui, rese furioso l’animale e fece in modo che Pasifae se ne invaghisse. Innamorata del toro, la regina si fa aiutare dall’ingegnoso Dedalo, fuggito da Atene a causa di un omicidio. Dedalo costruì una vacca di legno e la pose su delle ruote, dentro la face cava, le cucì addosso la pelle di una vacca che aveva scuoiato, la collocò nel prato dove il toro era solito pascolare e vi fece salire Pasifae. Sopraggiunse il toro che si unì a lei come se fosse realmente una vacca. Dopo questa unione, la regina generò Asterio, detto Minotauro, che aveva la testa di toro e il corpo di uomo. In seguito a certi oracoli, Minosse lo rinchiuse, ben custodito, nel celebre labirinto, un edificio costruito da Dedalo che, con i suoi tortuosi corridoi, impediva di trovare l’uscita1.

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numa_scudo

Preoccupato dall’intensità delle piogge e dall’inconsueta frequenza dei fulmini scagliati sulla terra, Numa riesce a placare la collera di Giove dopo aver catturato, grazie alle indicazioni della ninfa Egeria, le divinità dei boschi Pico e Fauno, i quali fanno in modo di trarre il dio supremo dalle sedi celesti cosicché il re possa conferire con lui, e dopo aver aggirato brillantemente la richiesta di un sacrificio umano da parte del dio, secondo un celebre scambio di battute. Numa chiede al dio di essere edotto circa la modalità di scongiurare i fulmini, e Giove gli richiede di tagliare una testa; il re risponde che lo farà, asserendo che taglierà una cipolla del proprio orto. Il dio specifica allora che il capo da tagliare deve essere di un uomo; il re acconsente, precisando che allora gli avrebbe tagliato la cima dei capelli. Ma Giove chiede una vita; Numa assente, puntualizzando che sarebbe stata la vita di un pesce. Sorridendo, il dio riconosce il re degno del colloquio con gli dèi (O vir colloquio non abigende deum!) e gli promette un dono quale pegno di sovranità. Il giorno dopo il dio mantiene la sua promessa: apertosi il cielo, ne discende uno scudo oscillante che verrà ribattezzato dal re ancile poiché appariva tagliato in tondo da ogni parte, e privo di qualsiasi angolo comunque lo si guardasse. Per evitare che l’oggetto prodigioso potesse essere sottratto, il re ordina di fabbricarne altre undici copie. Il fabbro Mamurio Veturio fu così abile nel portare a termine il suo compito che l’originale non poteva essere distinto dagli scudi appena forgiati. In ricompensa il suo nome era ricordato alla fine del Carmen dei Salii. Tullo Ostilio avrebbe creato una seconda sodalitas, i Salii Collini, con sede sul Quirinale. I dodici ancilia erano custoditi nella Regia, nella parte di essa dedicata a Marte (sacrarium Martis), assieme all’hasta Martis, una lancia particolare che veniva scossa dai generali romani prima di partire per una guerra al grido di Mars vigila1.

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Nascita di Erittonio

Quando Atena si reca da Efesto per chiedergli delle armi, il dio viene preso dal desiderio di possedere la dea guerriera e la insegue. Ma Atena è più veloce ed Efesto non riesce a raggiungerla; il suo seme allora viene sparso sulla coscia della dea. Atena si pulisce con una pezza di lana dal seme di Efesto e lo getta nella terra. Da questo seme Gaia concepisce un essere, Erittonio, che Atena raccoglie e del quale fa una sorta di figlio adottivo1.

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