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Miti

Zeus inghiotte Metis

I Titani, sconfitti da Zeus, su consiglio di Gaia, invitano quest’ultimo a salire al trono. Conquistato quindi il primato assoluto nel cielo, il Cronide prende come prima moglie Metis, divinità dotata di una saggezza speciale che la pone al di sopra degli altri, dèi e uomini. In procinto di partorire Atena, Zeus, ingannandola con le sue parole, la inghiotte, inglobando con essa anche i consigli che essa è capace di dispensare. In questo modo aggira il rischio che la dea partorisca, dopo Atena, un altro figlio dal «cuore violento», più potente del padre1. Un’altra versione racconta una storia leggermente diversa: Metis, costretta all’unione con Zeus, ricorre a tutta una serie di metamorfosi per sottrarsi al suo abbraccio. Rimasta incinta, viene inghiottita dal padre degli dèi, perché andava dicendo in giro che avrebbe generato un figlio destinato a diventare il signore del cielo23.

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Filesitero, un seduttore esemplare

Oltre a essere bello, Filesitero era un giovane munifico, ardimentoso e ostinato, specie quando si trattava di sedurre. Alla sua attenzione non sfuggì la nobile avvenenza di Arete, una donna di straordinaria bellezza, ma sposata a Barbaro, un tale dai modi aggressivi che in città chiamavano “lo Scorpione” e che la teneva sotto strettissima sorveglianza, benché quella passasse il tempo per lo più in casa, intenta a filare la lana. Eccitato proprio dalla sua castità e infiammato dall’eccezionalità di quella ben nota sorveglianza, Filesitero era pronto a fare qualsiasi cosa pur di averla. Un giorno, Barbaro dovette partire e lasciò Arete sotto la custodia di un fedelissimo servo, Mirmece. Filesitero, convinto della fragilità della fedeltà umana quanto del potere dell’oro, non esitò ad avvicinare lo schiavo e a rivelargli la sua passione. Supplicandolo, lo prega di alleviare il suo tormento e si dichiara deciso a darsi la morte, qualora non ottenga ciò che desidera. Infine, mostra a Mirmece delle monete d’oro, venti per Arete, se accetterà la sua corte, e dieci per lui, in cambio del suo aiuto. Mirmece finisce per cedere, e con lui anche la donna. Ma Barbaro torna a casa prima del previsto e Filesitero, per la fretta di scappare, dimentica le scarpe. Al mattino, lo Scorpione trova sotto il letto dei sandali da uomo a lui ignoti. Ordina allora che Mirmece sia portato in ceppi nel Foro per non aver fatto il suo dovere. Quando vede il servo in catene, Filesitero intuisce tutto e si scaglia contro di lui: «Ti sta bene, furfante maledetto, che ieri, ai bagni, mi hai rubato i sandali!». Sollevato da queste parole e opportunamente ingannato, Barbaro libera Mirmece e gli raccomanda di restituire i sandali1.

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Eumolpo e i doni della seduzione

Eumolpo, ospite di un tale di Pergamo, diviene precettore del suo bellissimo figlio. Escogita dunque un modo per diventarne l’amante. Una sera i due si addormentano nel triclinio. Verso mezzanotte, Eumolpo si accorge che il ragazzo è sveglio. Così, fingendo di esprimere un voto, sussurra: «Signora Venere, se riuscirò a baciare questo ragazzo senza che lui se ne avveda, domani gli regalerò due colombe». Sentito il prezzo del piacere, il ragazzo finge di russare ed Eumolpo lo riempie di baci; l’indomani, gli porta di buon mattino una coppia di splendide colombe e scioglie così il suo voto. La sera seguente, Eumolpo sussurra: «Se potrò toccare questo fanciullo con mano dissoluta senza che lui se ne avveda, gli regalerò una coppia di galli da combattimento». Udito ciò, il ragazzo si avvicina da sé ed Eumolpo indulge su di lui. E l’indomani, come promesso, il ragazzo ottiene i suoi galli. La terza sera, Eumolpo bisbiglia: «Dèi immortali, se da questo fanciullo, mentre dorme, otterrò un rapporto completo, domani gli regalerò un destriero asturiano». L’efebo non dormì mai di un sonno più profondo, ed Eumolpo ne trasse pieno piacere. Ma l’indomani non c’era ombra del cavallo promesso, cosa che contrariò non poco il ragazzo. Così, quando Eumolpo cercò di far pace con lui, quello si ritrasse: «Se non dormi, lo dico a mio padre», minacciò. Ma Eumolpo insistette fino a farlo cedere, e dopo averne tratto godimento, si addormentò. Il ragazzo però, poiché era nell’età dello sviluppo e desideroso di lasciarsi possedere, continuò a strattonare Eumolpo nel sonno, senza lasciarlo dormire, finché quello, esasperato, esclamò: «Dormi, o lo dico a tuo padre!»1.

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Lucio e Fotide

Ospite in casa di Milone, Lucio è attirato da Fotide, una servetta arguta, loquace, capace di stare allo scherzo e d’aspetto grazioso, che già con lo sguardo gli aveva fatto capire molto. Un giorno, la trova intenta a preparare la cena e ne approfitta per contemplare ogni dettaglio del suo corpo, soprattutto il capo e i capelli: forse perché questa parte, scoperta e posta in bella evidenza, si offre per prima agli occhi. Lucio si china allora su di lei, la stringe a sé e la bacia; il suo alito profuma di cinnamomo. Fotide ricambia con passione e gli promette che, al calar della notte, lo raggiungerà nella sua stanza1.

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Teseo e il minotauro

«Teseo salpò alla volta di Creta e vi giunse. La figlia di Minosse, Arianna, si innamora di lui e promette di aiutarlo, a patto che lui acconsenta a portarla ad Atene e a farla sua sposa. Teseo acconsente e giura: allora Arianna chiede a Dedalo di rivelarle il modo di uscire dal labirinto. E su consiglio di Dedalo consegna a Teseo, nel momento in cui entra nel labirinto, un filo; Teseo lo legò alla porta ed entrò tirandoselo dietro. Trovò il Minotauro nella parte più interna del labirinto, lo uccise a forza di pugni, poi, seguendo il filo a ritroso, riguadagnò l’uscita»1.

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