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Miti

Mutilazione proci

A Itaca, nella sala del palazzo, Odisseo stermina i pretendenti che per lungo tempo si sono insediati nella sua casa. Si deve decidere la sorte da riservare al capraio Melanzio, il quale ha appena sottratto dalle stanze scudi, lance ed elmi per armare i proci. Eumeo e Filezio, istruiti da Odisseo, trascinano l’uomo nel magazzino e qui lo torturano dopo averlo appeso con una fune a una trave del tetto. I due quindi conducono fuori il corpo senza vita del traditore e col bronzo spietato gli tagliano via naso e orecchie, strappano i genitali – gettati in pasto ai cani –, infine recidono mani e piedi1.

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Nascita di Attis

Dal seme del dio frigio del cielo, che Pausania identificava con Zeus, caduto a terra mentre il dio è addormentato, nasce una divinità, Agdisti, dotata di due organi sessuali, maschile e femminile. Gli dèi, pieni di terrore, gli recisero il sesso maschile, dal quale spuntò il mandorlo. Una ragazza, la figlia del fiume Sangario, ne colse il frutto maturo, lo ripose in grembo e il frutto sparì, ma ella ne rimase incinta. Il bambino, nato da questa unione, Attis, venne esposto e una capra si prese cura di lui. La bellezza del ragazzo era ben al di là di ogni bellezza umana e un giorno Agdisti se ne innamorò e cercò di impedire le sue nozze con la figlia del re di Pessinunte facendolo impazzire: Attis si tagliò i genitali e morì. Agdisti si pentì di ciò che aveva fatto e ottenne da Zeus che il corpo di Attis non si corrompesse né imputridisse1.

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L'ematite

In un tempo primordiale, antecedente l’avvento di Zeus, la violenza regnava tra le generazioni divine. Dall’unione di Urano, il cielo stellato, e di Gea, la terra, nascevano figli che il padre odiava e ricacciava sotto la terra stessa. Un giorno, Crono si ribellò al padre e lo evirò con un falcetto fatto di adamante, una materia che Gea aveva appositamente creato. I genitali furono gettati in mare e dalla loro spuma nacque Afrodite. Stando ad alcune varianti tarde, alcune delle gocce di sangue sprizzate dalla ferita furono disseccate dalle pupille di fuoco dei cavalli di Helios e divennero pietra ematite1.

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nascita_afrodite

La nascita di Afrodite è una delle conseguenze della castrazione di Urano. Il figlio di questi, Crono, istruito dalla madre Gaia, tende un agguato al padre e ne taglia con un falcetto i genitali per poi gettarli nel mare. Ed è appunto sulla superficie del mare, tra i suoi flutti agitati, che si riversa il seme di Urano, e da questo stesso aphros spermatico, con il passare del tempo, prende forma e corpo una figura di fanciulla: Afrodite. La dea nata dall’aphros di Urano viaggia sulle acque dell’Egeo, tra Citera e Cipro, e quando approda su quest’isola, al contatto con i suoi piedi umidi, la terra fiorisce. Affiancata da Eros e Himeros, Afrodite raggiunge quindi la stirpe degli dèi dove riceve il posto che le spetta in funzione dei poteri che esercita sia sui mortali sia sugli immortali: «primi incontri, sorrisi e inganni senza scampo, dolce piacere, unione intima e abbandono»1.

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saturno_lazio

Il mito greco racconta che Crono era stato spodestato da suo figlio Zeus. Questi ne aveva preso il posto e lo aveva costretto a fuggire in isole lontane. La versione romana introduce una variante: dopo che Saturno è scacciato dal figlio, arriva nel Lazio, regione che porta questo nome proprio perché l’ha nascosto1.

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I figli di Urano

Gaia e Urano si uniscono in un amplesso permanente, ma Urano ha in odio i figli sin dall’inizio, li respinge nel ventre di Gaia, la Terra, e non permette loro di venire alla luce. Crono, l’ultimo nato, riesce a salvare i fratelli con l’aiuto della madre, che lo arma di una falce: con essa Crono evira il padre, sorprendendolo nel momento in cui si stende su Gaia1.

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