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Livio narra che per decidere quale tra i due gemelli dovesse essere il re della futura città si ricorse alla divinazione «poiché erano gemelli, e non valeva come criterio risolutivo il rispetto dovuto all’età; affinché gli dèi, sotto la cui protezione erano quei luoghi, indicassero con segni augurali (auguriis) chi doveva dare il nome alla nuova città, chi dopo averla fondata, regnarvi. Romolo per osservare il cielo al fine di cogliere i segni (ad inaugurandum templa) salì sul Palatino; Remo sull’Aventino»1.

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Le sue qualità però non bastarono, bisognava avere l’approvazione divina. Racconta Livio: «tutti all’unanimità decidono di affidare il regno a Numa Pompilio. Fu dunque fatto chiamare […] e poiché erano stati presi gli auguri (augurato) per Romolo, quando aveva fondato la città, così egli volle che anche per lui si consultassero gli dèi»1. Un augure salì sul colle, si sedette su una pietra e rivolse lo sguardo a mezzogiorno. L’augure stava alla sinistra del futuro re, con il capo velato e con un bastone ricurvo, il lituus, nella destra. Gli dèi furono invocati, lo spazio del cielo individuato: fausto l’auspicio proveniente da oriente (sinistra), infausto quello da occidente (destra). Gli auspici giunsero da destra, Numa fu proclamato re.

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