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Eracle e la veste avvelenata

Il giorno in cui Eracle salvò la sposa Deianira dalle insidie erotiche di Nesso, ferendolo a morte, innescò senza saperlo il principio della propria fine. Il Centauro diede alla donna i grumi del proprio sangue, facendoli passare per una pozione d’amore. Quando Eracle prese Iole come concubina, la sposa gelosa inviò al marito una veste intrisa del sangue velenoso. L’araldo Lica consegnò il dono nefasto ad Eracle ma la veste, una volta indossata, prese fuoco fino a corrodere il corpo dell’eroe. Eracle, prima di morire, afferrò Lica e lo scagliò verso il mare. Alcuni raccontano semplicemente che l’araldo morì schiantandosi contro un masso1; altri dicono che nel punto in cui cadde e sparì in mare nacque uno scoglio che fu chiamato Lica, altri ancora che a questo evento devono essere ricondotte le tre isole dette Licadi, antistanti le coste dell’Eubea2.

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Atreo e Tieste

Secondo un oracolo, a Micene doveva essere re un figlio di Pelope, quello che fosse in possesso del segno della regalità1. Ma la moglie di Atreo, Erope, tradisce il marito con il fratello Tieste, consegnandogli in dono il vello d’oro che era in suo possesso2; Atreo viene così ingiustamente costretto all’esilio, ma successivamente torna a Micene e caccia il fratello3. Quando poi Atreo scopre il tradimento della moglie Erope, decide di vendicarsi nel modo più orribile. Richiamato il fratello, lo invita a un banchetto di riconciliazione che si rivela in realtà una terribile trappola: uccisi i figli del fratello, Atreo li imbandisce come carni4. Tieste riconosce la verità, vomita il pasto sacrilego e rovescia la tavola pronunciando una maledizione sulla casa di Atreo: che questa possa essere rovesciata nello stesso modo5.

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