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strigae_petronio

«Mentre vegliamo il cadavere e la povera madre piange, all’improvviso (subito) le streghe (strigae) iniziano a stridere: un suono acuto, simile al vagito di una lepre inseguita dai cani. Uno schiavo della Cappadocia, grosso, coraggioso e assai forte, sguainata la spada e fasciata la mano sinistra si slancia fuori dalla porta e trafigge una di quelle donne (mulieres). Sentiamo un gemito, ma senza vederle. Quello stupidone rientra gettandosi sul letto, e ha il corpo livido come fosse stato preso a frustate, perché evidentemente lo ha toccato la "mala mano" (mala manus). Chiusa la porta, ci rimettiamo a vegliare il cadavere; ma quando la madre lo abbraccia, toccandolo si accorge che è un manichino fatto di paglia (manuciolum de stramentis factum), senza cuore né interiora né nulla: di certo le streghe lo hanno portato via (involaverant) sostituendolo con un fantoccio di paglia (stramentitium vavatonem). Credetemi, sono donne che la sanno lunga (plussciae), sono creature notturne e mettono tutto sottosopra (quod sursum est, deorsum faciunt). In seguito a questo fatto, il Cappadoce non torna più del suo colore (coloris sui) e dopo qualche giorno muore delirante»1.

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