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Miti

Perseo contro Medusa

Polidette, re di Serifo, si era innamorato di Danae, la madre di Perseo. Per potere sedurre la donna aveva bisogno di allontanarne il figlio o, ancora meglio, di eliminarlo: per questo gli impone di portargli la testa della Gorgone. Perseo, dopo essersi procurato dalle Ninfe i sandali alati, una speciale bisaccia (la kibisis) e l’elmo dell’invisibilità di Ade, giunse a volo sull’Oceano e trovò le tre Gorgoni (Steno, Euriale e Medusa; quest’ultima era l’unica mortale delle tre) immerse nel sonno. Le Gorgoni avevano teste avvolte da scaglie di serpenti, zanne grosse come quelle dei cinghiali, mani di bronzo e ali d’oro con cui potevano volare. Tramutavano in pietra coloro che le guardavano. Perseo, guidato e aiutato da Atena, si avvicinò alle Gorgoni addormentate e, tenendo la testa girata e lo sguardo rivolto a uno scudo di bronzo in cui vedeva riflessa l’immagine di Medusa e le tagliò la testa. Quando la testa della Gorgone fu troncata, dal suo corpo balzò fuori Pegaso, il cavallo alato, e Crisaore, padre di Gerione, che essa aveva concepito da Poseidone. Perseo mise la testa della Medusa nella kibisis e tornò indietro, sfuggendo all’inseguimento delle due Gorgoni superstiti grazie all’elmo che lo rendeva invisibile1.

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La testa della Gorgone agli Inferi

Odisseo, nella sua evocazione dei morti, ha appena terminato di parlare con la parvenza fantasmatica del defunto Eracle. L’eroe indugia ancora in attesa di poter parlare con altri eroi del passato, ma all’improvviso viene atterrito dalle grida raccapriccianti di una schiera di morti che si raccoglie davanti a lui. Il suo timore è che stia arrivando proprio "il capo della Gorgone", inviato da Persefone. È per questo che subito ordina ai compagni di salpare in tutta fretta1.

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lupo_mannaro

Approfittando del fatto che il mio padrone se n’è andato a Capua a concludere alcuni affari, convinco un nostro ospite, un soldato forte come un demonio, ad accompagnarmi fino al quinto miglio. Partiamo al primo canto del gallo, con una luna così luminosa che sembra giorno, e arriviamo in un cimitero: il mio socio si avvicina a una lapide e si mette a urinare, mentre io conto le tombe fischiettando. A un certo punto, vedo che si toglie tutti i vestiti e li butta sul ciglio della strada. Mentre mi si ferma quasi il cuore per la paura, quello si mette a pisciare intorno ai vestiti e si trasforma in lupo – non sto scherzando, non mentirei per tutto l'oro del mondo. Si mette a ululare e si inoltra nella macchia. Mi avvicino ai suoi vestiti per raccoglierli, ma quelli erano diventati di pietra. Nonostante stia morendo di paura, proseguo nel mio cammino con la spada sguainata, menando colpi alle ombre, e tra uno scongiuro e l'altro arrivo a casa della mia amica che sembro ormai un cadavere (in larvam intravi). La mia amica, stupita di vedermi in giro a quell'ora della notte, mi dice che se fossi arrivato poco prima, avrei potuto aiutarli: un lupo era entrato nel recinto e aveva massacrato tutte le pecore, riuscendo a scappare pur essendo ferito al collo dalla lancia di un servo. Non riesco a dormire per tutta la notte e all’alba me ne vado; quando passo davanti al punto in cui i vestiti del mio compare erano diventati di pietra, ci trovo soltanto una pozza di sangue. Arrivato a casa, trovo il soldato sdraiato sul letto e un medico impegnato a curargli il collo, e allora capisco che è un lupo mannaro (versipellem)1.

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