Risultati ricerca

Ricerca per tag: "sacerdotessa"

Miti

Il sacrificio, tra verginità e matrimonio

Al momento fatale in cui il coltello sta per colpire il collo di Ifigenia immolata sull’altare in Aulide, Artemide sostituisce la fanciulla con una cerva, la trasferisce nel selvaggio paese dei Tauri, ne fa la sua sacerdotessa addetta al sacrificio degli stranieri che si accostano a questa terra. Ma da qui Ifigenia riesce a fuggire col fratello Oreste e a lei, ormai in salvo, Atena predice la fondazione del rituale di Brauron in onore della dea Artemide, dove otterrà un heroon con speciali tributi1. In un altro mito eziologico del rituale brauronio, un’orsa, introdottasi nel santuario di Artemide, viene uccisa; ne consegue una pestilenza e, per riparazione, le fanciulle, prima di sposarsi, devono "fare l’orsa"2. Analogamente, nel mito cultuale di Munichia viene uccisa un’orsa nel santuario di Artemide, cosa che provoca una pestilenza; un oracolo ordina di sacrificare una vergine alla dea, e un tal Embaro offre la propria figlia in cambio del sacerdozio perpetuo per la sua famiglia, ma invece nasconde la fanciulla e al suo posto sacrifica una capra camuffata con i suoi abiti; da questo sacrificio, accolto nonostante il carattere ingannevole, deriva un rituale del tipo della arkteia a Brauron (Suda, s.v. Embaros eimi).

Leggi mito
Stupro e castigo di Io

Io, sacerdotessa di Era, fu violentata da Zeus (phtheirein) che, scoperto dalla sua sposa, si affrettò a giurare di non averla tradita e toccandola la trasformò in una giovenca di colore bianco. Era chiese dunque a Zeus che le consegnasse la giovenca e le diede come guardia il fortissimo Argo Panopte. Grazie all’aiuto di Hermes che uccise con una pietra Argo, Io cominciò una fuga per terre e per mare e, una volta giunta in Egitto, riacquistò la vecchia forma e diede alla luce, sulle rive del Nilo, Epafo1.

Leggi mito
Ceculo discende da Vulcano

A Preneste vivono due fratelli, forse divinità locali; la loro sorella, mentre siede presso la fiamma di un focolare, è colpita da una scintilla e in seguito a questo episodio rimane incinta. Dopo il parto, il bambino viene esposto nel tempio di Giove e qui ritrovato da alcune sacerdotesse; ha gli occhi più piccoli del normale per via del fumo che sale dal focolare acceso in permanenza nel santuario e per questo viene chiamato Ceculo, il “Piccolo cieco”, e considerato figlio di Vulcano, il dio che governa il fuoco. Sin qui la vicenda di Ceculo è dunque del tutto analoga a quella di tanti altri eroi fondatori: concepiti in modo anomalo, spesso esposti dopo la loro nascita ma capaci di sopravvivere in seguito a eventi in apparenza fortuiti, che segnalano in realtà la benevolenza divina nei loro confronti e la forza irresistibile del fato che li destina a grandi cose. Dopo un’adolescenza trascorsa nelle campagne dei Lazio e nella pratica del brigantaggio, Ceculo decide di fondare una città alla quale dà il nome di Preneste e per popolarla organizza uno spettacolo cui invita i popoli confinanti, chiedendo loro di abitare con lui in ragione della sua origine divina. La rivendicazione viene confermata dallo stesso Vulcano, che avvolge con un cerchio di fiamme la moltitudine confluita a Preneste1.

Leggi mito

Etichette

sacerdotessa

Link esterni

La ricerca non ha trovato nessun risultato.