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L'inospitalità dei Bebrici

Durante la traversata degli Argonauti verso la Colchide, Giasone e i suoi compagni giungono nel paese dei Bebrici, a ovest del Bosforo. Non fanno in tempo a sbarcare che l’arrogante e crudele signore locale, Amico, informa i nuovi arrivati sull’indegna legge del posto: gli stranieri non possono ripartire senza che uno di essi abbia affrontato Amico al pugilato. Offeso dalla mala accoglienza di Amico, Polluce – secondo la tradizione eccellente pugilatore – si offre volontario, e inizia così lo scontro. Alla forza bruta di Amico, che cerca di fargli paura continuando ad attaccare nell’intento di ucciderlo, Polluce contrappone la sua intelligenza (metis) che gli permette di schivare i colpi e si rivela infine vittoriosa: dopo aver compreso le mosse del nemico, l’eroe lo colpisce di soppiatto all’orecchio, spezzandogli il collo. Alla morte del loro sovrano i Bebrici cercano di vendicarsi, ma vengono rapidamente messi in fuga dagli Argonauti come pecore da un branco di lupi. La giornata si conclude con un inno intonato da Orfeo in onore dell’eroe1.

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I Dioscuri

Dall’unione di Zeus e Leda, moglie di Tindaro re di Sparta, nascono i gemelli Castore e Polideuce (secondo altre versioni i gemelli nascono invece da un uovo). Si racconta anche che il solo Polideuce fosse figlio di Zeus e che Castore venisse concepito da Leda con Tindaro1. Ma è come coppia indissolubile che i due condividono il loro destino e le loro avventure: entrambi sposano due figlie di Leucippo, Febe e Ilaira2, ed entrambi sono celebri come atleti3. Insieme partecipano alla spedizione degli Argonauti, dove Polideuce sconfigge in una gara di pugilato il terribile Amico, re dei Bebrici4.

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