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Bruto e la dea Carna

Dopo aver scacciato Tarquinio, Giunio Bruto scioglie un voto a Carna, la dea che sovrintende agli organi vitali degli esseri umani. È a lei che si chiede di mantenere in salute il fegato, il cuore e i visceri che si trovano all’interno del corpo. Bruto si era dimostrato idoneo a modificare la forma di governo grazie al suo cuore e alla capacità di dissimularne il valore fingendosi sciocco e per questo motivo fa erigere un tempio in onore di Carna. Alla dea si offrono farinata di fave e lardo, poiché soprattutto con questi cibi si rinvigoriscono le forze del corpo1.

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La ninfa Carna e la difesa della soglia domestica

Carna, il cui nome originario era Crane, era una Ninfa che riusciva sempre a sottrarsi ai suoi molti pretendenti; ma non fu in grado di sfuggire a Giano, che vede tutto quanto accade alle sue spalle. Dopo averla posseduta, il dio le dona il potere sui cardini e un ramo di biancospino per cacciare dalle soglie delle case le strigi, uccelli ingordi della carne e del sangue dei lattanti, gli stessi che aggredirono nella culla Proca, futuro re di Alba Longa, quando aveva appena cinque giorni. Richiamata dai vagiti del bambino, la nutrice chiede aiuto a Crane, la quale accorre e subito con un ramo di corbezzolo tocca la porta, fa segni sulle soglie, cosparge l’ingresso con un filtro magico e infine, offrendo le viscere crude di una scrofa da latte, prega gli uccelli della notte di accontentarsi di quella vittima e risparmiare il bambino. In questo modo Proca fu salvato1.

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