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Miti

Efesto scopre il tradimento di Afrodite

Poiché Efesto era stato informato dal Sole che, tutte le volte che si allontanava da casa, sua moglie Afrodite si incontrava di nascosto con l’amante Ares, Efesto si recò nella sua fucina e, per vendicarsi della moglie fedifraga, forgiò sull’incudine una serie di catene così robuste che non si potevano né spezzare né sciogliere. Recatosi nella sua dimora, entrò nella camera da letto e collocò le catene (che, essendo sottili come tele di ragno, erano quasi invisibili) sopra il letto nuziale. Preparata la trappola, finse di partire per l’isola di Lemno; avendolo visto allontanarsi, Ares entrò nella casa del fabbro divino e salì con Afrodite sul talamo. Quando le catene caddero su di loro, capirono di essere prigionieri: Efesto convocò tutti gli dèi per far vedere loro i due indegni amanti, chiedendo a Zeus di restituirgli i doni nuziali che gli aveva dato prima di prendere in sposa Afrodite1.

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Le Lemniadi e gli odori

Le donne di Lemno non rendono onore ad Afrodite e la dea le punisce facendo sì che emanino cattivo odore. Questo le rende intollerabili ai loro mariti, che si prendono delle schiave di Tracia per concubine. Le Lemniadi allora, sentendosi disprezzate, uccidono tutti gli uomini dell’isola; l’unica che risparmia il padre Toante, re del luogo, è Ipsipile. A questo punto arrivano nell’isola gli Argonauti, che stabiliscono rapporti di ospitalità con loro, grazie ai consigli di Ipsipile che riesce a superare l’ostilità delle compagne. Afrodite, volendo ripopolare l’isola, suscita negli eroi una dolce passione per le Lemniadi, che accettano di unirsi agli stranieri. Banchetti e danze allietano la città, per la quale si spande il buon odore delle carni sacrificate e l’aroma dei profumi bruciati in onore della dea1.

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La ferita di Filottete e il dolore che isola

Partito per la spedizione di Troia, Filottete non giungerà mai a destinazione, poiché viene morso al piede da un serpente a Tenedo. La ferita si infetta a tal punto da provocare un odore insopportabile per i compagni, oltre a un dolore che lo porta a emettere grida insostenibili per coloro che gli sono accanto. Odisseo convince allora Agamennone ad abbandonare Filottete a Lemno. Dopo dieci anni di incessante assedio alla rocca di Ilio, gli Achei apprendono da un oracolo che la conquista della città è legata al possesso del famoso arco di Eracle, custodito da Filottete. Odisseo allora si reca a Lemno col giovane Neottolemo, e i due trovano l’eroe allo stato selvaggio, fuori dal consorzio umano. Quando l’attacco del male lo assale, egli prega Neottolemo di tagliargli il piede, poiché il sangue putrido sgorga dalla ferita procurandogli dolori lancinanti. Al cessare dell’attacco Filottete cade nel sonno1.

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Macaone e Podalirio, i medici di Troia

Macaone e Podalirio, buoni guaritori, partecipano alla guerra di Troia. Quando Menelao viene colpito alla cintura da una freccia di Pandaro, Agamennone manda a chiamare Macaone il quale, estraendo la freccia, scopre la ferita, ne succhia il sangue e sparge sulla piaga i rimedi che al padre Asclepio aveva dato Chirone. Ma quando Paride lo colpisce a una spalla, gli Achei temono per la sua incolumità; Idomeneo dice allora a Nestore di farlo salire con lui su un carro e di accompagnarlo alle navi, perché «un uomo guaritore vale molti altri uomini, nell’estrarre frecce e cospargere rimedi calmanti». La sua arte medica convince i compagni a farlo stare nelle retroguardie per salvaguardarne la vita1. Il fratello Podalirio è ricordato per la guarigione della piaga di Filottete, ritornato a Troia dopo l’isolamento a Lemno2.

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