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A proposito della festa dei Parilia, celebrata il 21 di aprile, Ovidio1descrive l’offerta fatta alla dea Pales (dea della pastorizia), la preghiera e il rito, che consisteva nel far saltare attraverso il fuoco le greggi e i pastori dopo averli aspersi con acqua. Afferma dunque di volerne spiegare l’origine, impresa però che è complicata dal fatto che esiste una ricca varietà di cause. Ovidio ricorre a una serie di spiegazioni sincroniche, basate sul valore culturale attribuito all’acqua e al fuoco, elementi usati durante il rito:2il fuoco purifica e riduce l’impurità dei metalli;3il fuoco e l’acqua sono elementi opposti;4sono elementi originali e fondamentali e, proprio per questo, proibiti a chi è stato condannato all’esilio, mentre sono entrambi presenti nei matrimoni.

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Romolo e Remo pastori

Faustolo, aio di Romolo e Remo, era infatti porcaro del re Amulio e gli stessi gemelli avrebbero vissuto come pastori prima della fondazione della città1che, peraltro, cadeva il 21 aprile, giorno dei Parilia, un’antichissima festa pastorale . Per delimitare il primigenio spazio urbano, poi, Romolo avrebbe aggiogato un toro e una vacca, animali che vengono allevati da pastori di mandrie. Per dare ulteriore forza ai suoi argomenti l’erudito reatino fa riferimento anche alla presenza, ancora ai suoi tempi, di alcune istituzioni, o aspetti della società, che rimanderebbero ad antiche pratiche pastorali, come l’esistenza di multe comminate in buoi e pecore o la presenza di nomi di famiglia (Porcius, Ovinius, Caprilius, Asinius) e cognomina (Taurus, Vitulus) evidentemente derivati dagli animali da allevamento.

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