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Miti

Odisseo e la caccia

Invitato al palazzo del nonno Autolico sul Parnaso, Odisseo partecipa insieme agli zii ad una battuta di caccia al cinghiale, nel corso della quale fa mostra di tutto il suo coraggio. Benché ferito a un ginocchio, nello scontro con l’animale, riesce ad avere la meglio. Soccorso e curato dagli zii, Odisseo giunge al palazzo con la sua preda che gli vale la consegna di ricchi doni da parte di Autolico e festeggiamenti a palazzo con un banchetto. Approdati sull’isola di Circe, Odisseo e i suoi compagni patiscono la fame per due giorni, fino a quando l’eroe non decide di andare in esplorazione e, per intervento divino, si imbatte in un grande cervo, la cui uccisione viene, ancora una volta, celebrata con un banchetto. Meno fortunata è la caccia dei compagni di Odisseo sull’isola di Scilla quando, perseguitati dalla fame e benché vincolati da un giuramento, si risolvono a cacciare le vacche sacre al Sole. Il banchetto che segue, con animali solitamente destinati al sacrificio, provoca la reazione degli dèi che si abbatte violenta sulle navi1.

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Deucalione e Pirra sfuggono al diluvio

Deucalione, figlio di Prometeo e sovrano di Ftia, in Tessaglia, sposa Pirra, figlia di Epimeteo e Pandora, la prima donna plasmata dagli dèi. Quando Zeus decide di annientare la stirpe dell’età del bronzo con un diluvio, Deucalione, su suggerimento del padre Prometeo, costruisce una grande arca, la equipaggia con tutto il necessario e vi sale insieme alla moglie Pirra. Zeus invia piogge copiose dal cielo, che rapidamente inondano gran parte della Grecia facendo strage di uomini. Tra i pochi a scampare al diluvio ci sono appunto Deucalione e Pirra che, a bordo dell’arca, navigano per nove giorni e nove notti sino a quando non si arenano sulla cima del monte Parnaso. Qui, cessate le piogge torrenziali, scendono finalmente a terra e Deucalione sacrifica (thyei) a Zeus Phyxios (“protettore dei fuggitivi”). In risposta a questo atto di pietà, il sovrano degli dèi invia all’eroe Hermes per chiedergli che cosa vuole. Deucalione sceglie una nuova stirpe di uomini, che nascono dalle pietre che l’eroe e Pirra gettano a terra alle proprie spalle1.

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Il diluvio

Quando Zeus fece cadere sulla Grecia una pioggia così violenta da inondare tutte le terre, Deucalione e Pirra riuscirono a salvarsi perché, su suggerimento di Prometeo, avevano costruito una grande arca in cui si erano rifugiati, portando con sé scorte di viveri. Il diluvio si protrasse per nove giorni e provocò la morte di quasi tutti gli uomini: alla fine, quando le acque iniziarono a ritirarsi, l’arca di Deucalione si arenò sul Parnaso, nelle vicinanze di Delfi. Deucalione e Pirra, non appena toccarono nuovamente il suolo, vollero rendere grazie a Zeus per averli preservati dalla morte; allora il dio, impietosito, lasciò loro esprimere un desiderio, e Deucalione lo pregò di ripopolare le terre di uomini (o di far sì che da lui fossero generati nuovi uomini). Come risposta, Zeus disse ai due di gettare delle pietre dietro le loro spalle, dunque senza guardare ciò che sarebbe accaduto: dai sassi lanciati da Deucalione il dio fece sì che si generassero uomini, e donne da quelli gettati da Pirra. In un’altra versione del mito, invece, il ripopolamento della Terra sarebbe avvenuto nello stesso modo, ma su diversa ispirazione: per far rinascere gli uomini, infatti, Deucalione si sarebbe recato presso l’oracolo della dea Temi e qui avrebbe ricevuto indicazione di gettare alle proprie spalle le ossa della grande madre; avendo poi capito che la madre in questione era la stessa Terra, Deucalione e Pirra iniziarono a raccogliere le pietre che si trovavano sul loro cammino (le “ossa” della Terra), lanciandole dietro di loro e facendo così nascere nuovi uomini1.

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