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Miti

Chirone diventa mortale

Presso capo Malea, il Centauro viene colpito da una freccia scagliata da Eracle. La ferita si rivela incurabile e Chirone, rifugiatosi in una caverna, vorrebbe morire in solitudine, ma non può perché è immortale; interviene a questo punto Prometeo – inizialmente mortale, in questa versione – il quale offre a Zeus di diventare immortale al suo posto: solo così il Centauro riesce a morire, ponendo fine alle terribili sofferenze1.

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Prometeo e l'origine dell'omosessualità

Al tempo in cui forgiava con l’argilla gli esseri umani, il titano Prometeo decide di lavorare separatamente i genitali, per adattarli in un secondo momento ai rispettivi corpi. A sera però, prima di completare il lavoro, il dio viene invitato a cena da Bacco e qui beve tanto da rientrare nel suo laboratorio con passo vacillante. Così, per un errore dovuto all’ebbrezza, Prometeo applica le parti femminili alla stirpe degli uomini e gli organi sessuali maschili alle femmine: così nascono le donne attratte da altre donne e i maschi effeminati1.

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Prometeo e il sacrificio

Nella piana di Mecone, all’epoca in cui le esistenze di uomini e dèi non risultano ancora nettamente separate, il Titano Prometeo, celebre per astuzia e scaltrezza, uccide un bue e lo divide in due parti con l’intento di ingannare Zeus, il re degli dèi, e di favorire gli uomini: nasconde carne e viscere, le parti commestibili dell’animale, all’interno del ventre del bue, in modo da conferire alla prima porzione un’apparenza sgradevole a dispetto del sostanzioso contenuto; avvolge le ossa nel lucido grasso, donando invece alla seconda porzione un aspetto invitante volto a celare un contenuto per nulla nutriente. Preparata la sua ingegnosa trappola, Prometeo chiede a Zeus di scegliere la parte degli dèi. Intuito l’inganno, il figlio di Crono si sdegna provando una profonda collera; eppure, mantiene la calma e, fingendo di stare al gioco di Prometeo, sceglie la porzione di più bell’aspetto, assecondando l’inganno. Da quel momento la norma sacrificale prevede che gli dèi, immuni dalla morte e dalla necessità di cibo, ricevano il fumo prodotto dalla combustione di ossa e grasso, mentre gli uomini mangino carne e viscere degli animali, condannati a un’esistenza mortale fatta di fame, bisogni e malanni1.

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Deucalione e Pirra sfuggono al diluvio

Deucalione, figlio di Prometeo e sovrano di Ftia, in Tessaglia, sposa Pirra, figlia di Epimeteo e Pandora, la prima donna plasmata dagli dèi. Quando Zeus decide di annientare la stirpe dell’età del bronzo con un diluvio, Deucalione, su suggerimento del padre Prometeo, costruisce una grande arca, la equipaggia con tutto il necessario e vi sale insieme alla moglie Pirra. Zeus invia piogge copiose dal cielo, che rapidamente inondano gran parte della Grecia facendo strage di uomini. Tra i pochi a scampare al diluvio ci sono appunto Deucalione e Pirra che, a bordo dell’arca, navigano per nove giorni e nove notti sino a quando non si arenano sulla cima del monte Parnaso. Qui, cessate le piogge torrenziali, scendono finalmente a terra e Deucalione sacrifica (thyei) a Zeus Phyxios (“protettore dei fuggitivi”). In risposta a questo atto di pietà, il sovrano degli dèi invia all’eroe Hermes per chiedergli che cosa vuole. Deucalione sceglie una nuova stirpe di uomini, che nascono dalle pietre che l’eroe e Pirra gettano a terra alle proprie spalle1.

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Prometeo crea l'uomo

Una volta creato il mondo, il cielo e gli animali, fu la volta dell’uomo. Toccò a Prometeo, il figlio di Giapeto, il compito di creare l’uomo. E lo fece impastando la terra con le acque cadute dal cielo: in questo modo, Prometeo plasmò l’uomo a somiglianza degli dèi che reggono l’universo, perché, mentre gli animali guardano in basso, verso la terra, grazie alla sua figura eretta l’uomo guarda naturalmente verso il cielo .

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Prometeo, Epimeteo e la creazione dell'uomo

Lo fa per esempio Platone, che, nel mito antropologico contenuto nel Protagora1, racconta come gli dèi avessero affidato ai due fratelli Prometeo ed Epimeteo (entrambi con un nome parlante: Prometeo è "Colui che pensa primo", mentre il suo "doppio" Epimeteo è "Colui che pensa dopo") il compito di creare tutti gli animali (compreso l’uomo) utilizzando soprattutto la terra mescolata all’acqua. Epimeteo, che aveva chiesto al fratello il permesso di scegliere lui come equipaggiare gli esseri viventi, aveva cominciato dagli animali ma, giunto quasi alla fine del suo lavoro, si era accorto di aver consumato per loro tutte le dotazioni che aveva a disposizione, tanto da lasciare l’uomo completamente nudo. Per rimediare all’errore del suo imprevidente fratello, Prometeo era penetrato di nascosto nella casa di Atena e di Efesto portando via tutta la loro abilità tecnico-artistica (ma soprattutto il fuoco) per consentire all’uomo non solo di sopravvivere, ma anche di diventare la più potente di tutte le creature.

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Pandora, la prima donna

Esiodo1racconta che il compito di plasmare le donne (o meglio: la prima donna, Pandora) sarebbe stato affidato da Zeus al solito Efesto, che aveva costruito col fango una figura alla quale il dio aveva infuso la voce e la forza, mentre l’altra divinità "artigiana" (Atena) aveva ricevuto l’incarico di insegnarle le «opere» (erga). Secondo Pausania2, vicino a Panopeo, una città della Focide, c’erano ancora due pietre gigantesche dal colore del fango che si trova nel letto dei fiumi, contraddistinte da un profumo particolare che ricordava quello della pelle umana: secondo gli abitanti del luogo, si sarebbe trattato dei resti del fango che era stato usato da Prometeo per plasmare il genere umano.

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Prometeo fa le parti del sacrificio

Quando gli uomini risolsero la contesa che li aveva separati dagli dèi, l’astuto Prometeo decise di tendere una trappola a Zeus. Un giorno Prometeo offrì in sacrificio un bue, dividendone il corpo in questo modo: nascose la carne e le interiora dentro la pelle, mentre dentro il candido grasso mise le ossa; agli uomini diede la pelle, mentre agli dèi offrì il grasso. Quando Zeus vide quella singolare ripartizione, prese in giro Prometeo per aver diviso le offerte in modo iniquo; Prometeo gli rispose ridendo di scegliere per sé e per gli dèi la parte che il suo cuore preferiva. Quando comprese l’inganno di Prometeo, Zeus andò su tutte le furie e si vendicò sugli uomini costringendoli a bruciare per sempre sugli altari, in onore degli dèi, le bianche ossa degli animali.

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Il sangue avvelenato di Nesso

In punto di morte, il Centauro confida a Deianira che, in caso di necessità, avrebbe potuto riconquistare l’amore del marito con un filtro d’amore fatto con il suo sangue e il seme sparso durante il tentativo di violenza carnale. In realtà si tratta di un veleno mortale, poiché il sangue di Nesso, colpito dalle frecce di Eracle intrise del sangue dell’Idra, è letale tanto quanto il veleno stesso. Deianira, ignara, immerge in questa mortale pozione le vesti di Eracle, che si attaccano al corpo dell’eroe dilaniandolo e portandolo alla morte1. Altri due Centauri muoiono a causa del sangue letale di cui sono intrise le frecce di Eracle: Chirone e Pilenore. Il primo, consapevole di non poter curare la propria ferita, si ritira in una grotta per morire, ma non può, poiché è immortale. Allora Prometeo, mortale, si offre di cedergli la sua mortalità2(vedi sez. IA.4; VIIIA.3). Il secondo, Pilenore, si reca al ruscello Anigro, dove cade la freccia. Da quel momento in poi il ruscello diviene avvelenato, dall’odore e dalle proprietà malefiche, e i pesci che vivono in esso diventano incommestibili3.

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Pandora e l’origine del dolore umano

Plasmata da Efesto per volere di Zeus, Pandora è la prima donna offerta agli uomini. Si tratta di un castigo mandato dal padre degli dèi per il gesto di Prometeo, il quale aveva donato agli uomini il fuoco, e destinato a durare per sempre. Pandora è simile alle dee, dotata di abilità nei mestieri da Atena, di grazia da Afrodite, ma anche di scaltrezza e menzogna da Hermes. Epimeteo, ignorando il consiglio del fratello Prometeo di non accettare alcun dono dal padre degli dèi, la accoglie. Le sventure umane hanno inizio quando la donna scopre il vaso nel quale gli dèi hanno riposto tutti i mali, tra cui le malattie, che giungono spontaneamente e in silenzio, di giorno e di notte, portando dolore ai mortali1.

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Frecce avvelenate, ferite e guarigione

Il Centauro Chirone viene ferito accidentalmente da una freccia avvelenata di Eracle; la ferita gli provoca una terribile piaga, destinata a non terminare mai, a causa dell’immortalità del Centauro. Alla fine, sarà Prometeo a offrirgli la propria mortalità, concedendogli il riposo dai suoi mali1. Telefo, figlio di Eracle, viene ferito in Misia durante uno scontro con Achille. Trascorsi otto anni, gli Achei ancora non riescono a trovare il modo di raggiungere la Troade. Telefo, dal canto suo, ben conosceva il giusto percorso. Informato dall’oracolo di Apollo che la sua guarigione sarebbe avvenuta per mano di colui che lo aveva ferito, egli si offre come guida per la Troade in cambio di cure. Achille, messo al corrente del responso oracolare, acconsente alla guarigione di Telefo applicando sulla ferita la ruggine della sua lancia, ed egli mantiene poi la sua promessa, conducendo i Greci nella Troade2.

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La divisione del bue e l’inganno di Prometeo

Un giorno, a Mecone (località non meglio definita, e forse mitica), si tenne un banchetto a cui parteciparono uomini e dèi e per il quale venne macellato un grande bue. Prometeo, allora, meditò un inganno ai danni di Zeus e delle divinità: nel dividere le parti per i mortali e gli immortali, nascose le carni migliori all’interno del ventre del bue, mentre cosparse di bianco grasso tutte le ossa dell’animale, dando così la parvenza che questa parte fosse la più succulenta. Zeus, che pure aveva capito l’inganno, disse a Prometeo che le parti non gli sembravano fatte con equilibrio, ma Prometeo non cambiò i suoi propositi e invitò Zeus a compiere la sua scelta, designando la parte che sarebbe spettata agli dèi. A questo punto, Zeus fece consapevolmente ciò che Prometeo si aspettava, scegliendo la parte di grasso e ossa, ma già stava meditando la punizione che avrebbe inflitto agli uomini: da quel momento, infatti, questi ultimi avrebbero bruciato per gli dèi le ossa e il grasso degli animali1.

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Il diluvio

Quando Zeus fece cadere sulla Grecia una pioggia così violenta da inondare tutte le terre, Deucalione e Pirra riuscirono a salvarsi perché, su suggerimento di Prometeo, avevano costruito una grande arca in cui si erano rifugiati, portando con sé scorte di viveri. Il diluvio si protrasse per nove giorni e provocò la morte di quasi tutti gli uomini: alla fine, quando le acque iniziarono a ritirarsi, l’arca di Deucalione si arenò sul Parnaso, nelle vicinanze di Delfi. Deucalione e Pirra, non appena toccarono nuovamente il suolo, vollero rendere grazie a Zeus per averli preservati dalla morte; allora il dio, impietosito, lasciò loro esprimere un desiderio, e Deucalione lo pregò di ripopolare le terre di uomini (o di far sì che da lui fossero generati nuovi uomini). Come risposta, Zeus disse ai due di gettare delle pietre dietro le loro spalle, dunque senza guardare ciò che sarebbe accaduto: dai sassi lanciati da Deucalione il dio fece sì che si generassero uomini, e donne da quelli gettati da Pirra. In un’altra versione del mito, invece, il ripopolamento della Terra sarebbe avvenuto nello stesso modo, ma su diversa ispirazione: per far rinascere gli uomini, infatti, Deucalione si sarebbe recato presso l’oracolo della dea Temi e qui avrebbe ricevuto indicazione di gettare alle proprie spalle le ossa della grande madre; avendo poi capito che la madre in questione era la stessa Terra, Deucalione e Pirra iniziarono a raccogliere le pietre che si trovavano sul loro cammino (le “ossa” della Terra), lanciandole dietro di loro e facendo così nascere nuovi uomini1.

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Il caos primordiale e la creazione del mondo

In origine l’universo era un ammasso informe di cose indistinte e in continuo conflitto fra loro. Gli antichi lo chiamavano Caos. Poi un dio mise fine a questi contrasti, distinguendo ogni cosa attraverso confini precisi: separò il cielo dalla terra e la terra dal mare e diede alla terra l’aspetto di un globo; ogni regione fu popolata, le distese celesti dagli dèi, le acque dai pesci, l’aria dagli uccelli e la terra dalle fiere. In ultimo comparve l’uomo, forse creato da quel dio o, come ritengono altri, dal Titano Prometeo, impastando con acqua piovana la terra da poco separatasi dall’etere che ancora conteneva in sé i semi celesti. E mentre tutti gli altri animali tenevano il muso chino al suolo, agli uomini fu data la capacità di rivolgere il capo verso l’alto e di guardare le stelle1.

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Deucalione, Pirra e l’enigma della rinascita umana

Al diluvio universale che Zeus aveva fatto cadere sulla terra per punire gli uomini, colpevoli di empietà, solo due esseri umani erano riusciti a scampare: Deucalione, figlio del Titano Prometeo, e sua moglie Pirra, salvatisi grazie a una barca che li aveva protetti dalla furia delle acque. Giunti sulla terraferma, i due si recarono al santuario di Temi, la dea della giustizia, per chiederle in che modo potessero rimediare alla quasi totale eliminazione della razza umana. Commossa, Temi rispose pronunciando la seguente profezia: “Quando sarete usciti dal tempio, copritevi il capo, sciogliete le cinture e gettatevi dietro le spalle le ossa della grande madre”. Davanti a un simile responso, Deucalione e Pirra rimasero senza parole. Pensando che Temi si riferisse alle ossa di sua madre (che era Pandora, la prima donna), Pirra disse che mai avrebbe commesso un simile sacrilegio; Deucalione, però, dopo aver riflettuto a lungo sulle misteriose parole della dea, convinto che non fosse possibile che un oracolo inviato da una divinità potesse esortarli a compiere un gesto sacrilego, comprese alla fine il loro significato nascosto: Temi non aveva parlato in modo aperto e chiaro, ma attraverso un linguaggio oscuro ed enigmatico, esortandoli a prendere ciascuno una pietra (le “ossa” della grande madre Terra) per scagliarla dietro le spalle. Cosa che fecero: e dalle pietre scagliate da Deucalione nacquero degli uomini, mentre da quelle gettate da Pirra nacquero delle donne .

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