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Il sangue avvelenato di Nesso

In punto di morte, il Centauro confida a Deianira che, in caso di necessità, avrebbe potuto riconquistare l’amore del marito con un filtro d’amore fatto con il suo sangue e il seme sparso durante il tentativo di violenza carnale. In realtà si tratta di un veleno mortale, poiché il sangue di Nesso, colpito dalle frecce di Eracle intrise del sangue dell’Idra, è letale tanto quanto il veleno stesso. Deianira, ignara, immerge in questa mortale pozione le vesti di Eracle, che si attaccano al corpo dell’eroe dilaniandolo e portandolo alla morte1. Altri due Centauri muoiono a causa del sangue letale di cui sono intrise le frecce di Eracle: Chirone e Pilenore. Il primo, consapevole di non poter curare la propria ferita, si ritira in una grotta per morire, ma non può, poiché è immortale. Allora Prometeo, mortale, si offre di cedergli la sua mortalità2(vedi sez. IA.4; VIIIA.3). Il secondo, Pilenore, si reca al ruscello Anigro, dove cade la freccia. Da quel momento in poi il ruscello diviene avvelenato, dall’odore e dalle proprietà malefiche, e i pesci che vivono in esso diventano incommestibili3.

Fonti
  1. Apollodoro, Bibl. 2, 7, 7; Sofocle, Trach. 580 ss.
  2. Apollodoro, Bibl. 2, 5, 4
  3. Pausania, 5, 5, 10

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