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Vecchiaia di Quinto Fabio Massimo

Alla vigilia della seconda guerra punica, mentre si discute in senato sulla risposta da dare agli ambasciatori di Sagunto, Quinto Fabio Massimo invita a temporeggiare: presagiva l’imminente guerra, come un vate o un vecchio nocchiero che, dall’alto della poppa, avverte l’arrivo della tempesta e per tempo lega le vele all’albero. La sua era una mente più grande di quella umana e quasi animata da una forza sacra. Di fronte alle dure prove, si mostrò guerriero di una verde vecchiaia, come quando portò aiuto al generale Minucio accerchiato dal nemico: da solo l’anziano dittatore condusse un esercito contro migliaia di Punici1.

Riferimenti interni

Riferimento : M. Biancucci, « La giovinezza e la vecchiaia» in Bettini M. (a cura di), Il sapere mitico, Torino, 2021, pp. 30-38.

Fonti
  1. Silio Italico, 1, 679-689; 7, 1-9 e 591-597

Commento

La distinzione tra giovinezza e vecchiaia è pensata a Roma sulla base delle diverse qualità che caratterizzano ciascuna età: forza, velocità e agilità del corpo per i giovani, senno, autorità e prestigio per gli anziani.
Una vecchiaia vigorosa, animata da uno spirito giovanile, è percepita come manifestazione di qualcosa di sovrumano, come nel caso di Quinto Fabio Massimo. L’anziano dittatore mantiene anche in età senile la forza del guerriero a cui associa però la dote matura della lungimiranza.
Il paragone con l’anziano pilota, a sua volta, ricorda la figura
del vecchio per eccellenza, Anchise padre di Enea, che per
primo, ritto sull’alta poppa, aveva avvistato il profilo dell’Italia (Virgilio, Aen., 3, 527).

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