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Esculapio salva Ippolito

Quando Ippolito, in seguito alla maledizione del padre, cade dal carro e muore sfracellandosi contro le rocce, l’indignazione della dea Diana, che lo ama molto, è grande. Allora Esculapio, mosso a pietà, subito estrae le sue erbe, tocca tre volte il petto del ragazzo e tre volte pronuncia parole salutifere. Così Ippolito solleva il capo da terra e gli viene restituita la vita. E perché un simile dono non susciti invidia, Diana gli aggiunge anni ulteriori, gli assegna un volto irriconoscibile e gli impone il nome di Virbio, che significa “uomo per due volte” (bis vir). Giove però, temendo che quell’atto sia di cattivo esempio, perché sminuisce le leggi degli inferi, scaglia un fulmine contro Esculapio, che ha osato superare i limiti della propria arte. Ma Febo si lamenta di quel castigo e Giove, per placarlo, trasforma Esculapio in un dio1.

Fonti
  1. Servio, commento a Virgilio, Aen. 7, 761; Ovidio, Met. 15, 530-546; Fast. 6, 743-762

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