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Orazio e il tradimento della sorella

Avvicinandosi alle porte della città dopo la conclusione del duello, Orazio si stupisce di scorgere tra la folla che si affretta nella sua direzione il profilo della sorella, una vergine in età da marito, ma poi si convince che Orazia voglia essere la prima a felicitarsi con il fratello superstite e a conoscere gli atti di valore compiuti dagli altri Orazi meno fortunati. In realtà la ragazza è mossa dall’amore per uno dei Curiazi, al quale è stata promessa dal padre. La vista di un mantello che lei stessa aveva tessuto tra le spoglie dei Curiazi uccisi le rivela la drammatica verità: inizia allora a strapparsi le vesti, a battersi il petto e insieme a inveire contro Orazio, capace di uccidere coloro che era abituato a definire fratelli. Un’altra fonte1aggiunge che alla richiesta di Orazio di ricevere il bacio rituale che a lui spettava in quanto fratello, secondo le pratiche del cosiddetto “diritto del bacio”, Orazia oppone un secco rifiuto: un gesto dal valore simbolico molto forte, che segnala la rottura della solidarietà familiare. Orazio allora trafigge a morte la sorella, colpevole di manifestare il proprio cordoglio per la morte di un fidanzato che la guerra aveva però trasformato in nemico e insieme nell’assassino dei suoi fratelli. Processato per il suo crimine e poi assolto, Orazio deve comunque sottoporsi alle necessarie cerimonie di purificazione: vengono così innalzati due altari, uno a Giunone Sororia, l’altro a Giano Curiatius; al centro fra i due venne infine piantato un giogo, costituito da una trave orizzontale fissata su pali verticali e chiamato tigillum sororium, la «trave della sorella», sotto il quale il giovane Orazio venne fatto passare in segno di espiazione2.

Fonti
  1. Festo, p. 380 Lindsay
  2. Dionigi di Alicarnasso, Ant. rom. 3, 12-22

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