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Stupro e suicidio di Lucrezia

Una sera, mentre si discuteva nella tenda di Sesto Tarquinio su quale fosse la migliore delle mogli, Collatino propose di mettersi immediatamente a cavallo per raggiungere le proprie donne, così da ottenere in poche ore il verdetto su quella cui spettasse la palma della vittoria. A differenza delle nuore del re, sorprese in sontuosi banchetti, la moglie di Collatino, Lucrezia, fu trovata seduta in casa a lavorare la lana in compagnia delle ancelle. Sesto Tarquinio, eccitato dalla bellezza e dall’onestà della donna, pochi giorni dopo si recò nuovamente da lei all’insaputa del marito. Dopo averla tentata in ogni modo, capì che la donna era irremovibile anche di fronte al pericolo di morte, perciò fece leva sulla paura del disonore: minacciò di ucciderla e di porle accanto nel letto un servo strangolato, simulando in tal modo un adulterio colto in flagrante e debitamente vendicato. Fu questa paura a determinare la vittoria della violenza sull’indomabile pudicizia. Sesto Tarquinio se ne andò tutto fiero di aver espugnato l’onore della donna, che immediatamente mandò a chiamare il padre, il marito e lo zio materno Bruto ai quali, afflitta, raccontò l’accaduto. All’udire il misfatto gli uomini giurarono vendetta e cercarono di rassicurare Lucrezia tormentata dall’idea della colpa. Ma la donna, dopo aver pronunciato le sue ultime parole famose («d’ora in poi nessuna, prendendo esempio da Lucrezia, vivrà da impudica»), prese un coltello e si inferse nel petto una ferita mortale1.

Riferimenti interni

Riferimento : M. Biancucci, «La fine dell’eroe» in Bettini M. (a cura di), Il sapere mitico, Torino, 2021, pp. 43-48.

Fonti
  1. Livio, 1, 57-58

Commento

Il racconto di Livio costituisce un esempio sui generis di morte eroica e descrive Lucrezia come immagine perfetta della matrona. La scelta del suicidio ribadisce la sua esemplarità, poiché con questo gesto la donna difende il principale valore della sposa romana, la pudicizia. La violenza subita, infatti, compromette in maniera irreparabile il suo compito di sposa, che è quello di assicurare la corretta riproduzione della stirpe del marito. Togliersi la vita è perciò l’unica via per dimostrare il
proprio rispetto nei confronti del ruolo affidatole nel matrimonio.

Inoltre, il suicidio di Lucrezia assume la connotazione di
una morte virile in quanto rinuncia alla tipica modalità femminile
dell’impiccagione per scegliere il colpo
di pugnale, inferto nel petto, dove il guerriero valoroso
mostra le sue cicatrici. Anche la scelta di togliersi la vita
davanti agli occhi del padre, del marito e di altri uomini, la cui
presenza è esplicitamente richiesta dalla matrona, non è un dettaglio
insignificante: la morte eroica desidera farsi spettacolo e
la presenza di un pubblico ne è parte integrante.

La morte di Lucrezia è all’origine del grande sovvertimento
che porterà alla caduta della monarchia: l’adempimento di una
vendetta privata coincide con la liberazione del popolo romano
dal potere tirannico.

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