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Giove e il senso dell’agricoltura

Secondo il poeta, l’acculturazione attraverso il dono della agri cultura sarebbe stata voluta da Giove al fine di, per così dire, complicare la vita degli uomini. Prima del regno di Giove, infatti, «la terra da sola recava tutto assai generosamente, senza bisogno di chiedere» e dunque l’uomo riceveva abbondanza di frutti senza alcuna fatica e senza attivare alcuna abilità o facoltà mentale. Giove, per impedire che il suo regno «restasse addormentato in un pesante torpore» avrebbe deciso da un lato di ridurre l’abbondanza di cibi presenti spontaneamente in natura, mettendo così a rischio le possibilità di sussistenza dell’uomo a meno che quest’ultimo non iniziasse a darsi da fare. Dall’altro lato, tuttavia, grazie all’introduzione in forma di dono delle arti agricole egli attivò le facoltà mentali e pratiche dell’uomo, che sarebbe divenuto così in grado di produrre le sue fonti di nutrimento tramite arti che prima solo gli dèi detenevano. Diventando non più passivo raccoglitore, ma attivo coltivatore, l’uomo avrebbe quindi imparato a sostentarsi «forgiando con la riflessione le diverse arti, e cercando nei solchi la pianta del frumento».

Fonti

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