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Suicidio di Erigone

Dioniso ha insegnato a Icario la coltivazione della vite. Quando l’uomo viene ucciso da un gruppo di contadini ubriachi, sua figlia Erigone si appende a un albero collocato nel luogo dove è seppellito il padre. Insorge allora un’epidemia di impiccagioni femminili e l’oracolo di Delfi prescrive di punire gli assassini di Icario e di istituire la festa dell’Aiora, durante la quale le giovani Ateniesi si dondolano su altalene appese ai rami degli alberi1.

Riferimenti interni

Riferimento : D. Fermi, « La morte violenta » in Bettini M. (a cura di), Il sapere mitico, Torino, 2021, pp. 15-20.

Fonti
  1. scolio "D" a Il. 22, 29; Igino, Fab. 130; Eliano, Nat. anim. 7, 28; Nonno, Dion. 47, 34 ss.

Commento

Spesso nei miti di eroine che muoiono suicide impiccandosi è rintracciabile uno schema narrativo che prevede, alla fine, uno sviluppo nel rito (cfr. il mito di Aspalis): delle vergini subiscono – o rischiano di subire – una violenza, non necessariamente di natura sessuale; segue l’impiccagione, che viene commemorata o espiata tramite l’istituzione di una pratica religiosa, in questo caso della festa attica degli Aiora, all’interno dei primaverili Anthesteria. Tale pratica coinvolge delle fanciulle, in genere devote ad Artemide (essa stessa chiamata « l’Impiccata » Apanchoméne), e implica, sotto varia forma, il movimento del sollevare e dell’oscillare che caratterizza l’impiccagione.

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