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Divinizzazione di Anna Perenna

Fuggita da Cartagine, in mano ormai al nemico Iarba, Anna si ritrova dopo un lungo peregrinare nel Lazio, dove Enea ha ereditato il regno di Latino. Commosso nel vederla, l’eroe accoglie Anna con grande affabilità, tanto da suscitare la gelosia della moglie Lavinia, che inizia a tramare insidie contro di lei. Avvertita in sogno da Didone, Anna balza dal letto e fugge atterrita dalla reggia. La sua corsa, però, si arresta presso la riva del fiume Numicio: si crede, infatti, che il fiume stesso l’abbia afferrata celandola nelle sue onde. Il giorno dopo Enea va alla ricerca di Anna, seguendone le tracce fino al fiume, e qui ode una voce: «Sono una ninfa del fiume Numicio: celata nell’onda perenne, mi chiamo Anna Perenna»1.

Riferimenti interni

Riferimento : M Biancucci, «La fine dell’eroe» in Bettini M. (a cura di), Il sapere mitico, Torino, 2021, pp. 43-48.

Fonti
  1. Ovidio, Fast. 3, 523-654

Commento

L’identità del soggetto eroico si consegna alla memoria collettiva attraverso la morte: essa è accompagnata da eventi soprannaturali, ma può essere sostituita da sparizioni misteriose o straordinarie metamorfosi, che si legano all’aspetto più significativo della conclusione dell’esistenza eroica, ovvero la fondazione di realtà geografiche, sociali e culturali, mediante le quali si esplica la sua funzione civilizzatrice.
Nel racconto della fine di Anna il ruolo del testimone dell’apoteosi viene svolto dalla donna stessa, che rivela la propria nuova condizione di ninfa e l’appellativo con cui d’ora in poi dovrà essere venerata: la sua fine segna, infatti, l’origine del culto di Anna Perenna, la dea che presiede al rinnovamento dell’anno.

Link esterni