Indice

						
					

					

						
Sopatro e il sacrificio

						

							aratro
							Atene
							Ateniesi
							Attica
							banchetto
							carestia
							castigo divino
							colpa
							coltello sacrificale
							Creta
							Delfi
							disturbare un rito
							esilio
							festa
							fuga
							gettare in mare 
							giustizia
							infrangere norma rituale
							integrazione
							mare
							norma rituale
							offerte alimentari
							offerte incruente
							oracolo
							paglia
							pelle
							Pizia
							processo
							resurrezione
							rituale pubblico
							sacrificio
							sacrificio cruento
							Sopatro
							sterilità
							uccisione di animale
						

						

  
Sopatro, un contadino non ateniese che vive nelle campagne dell’Attica, uccide in un eccesso d’ira un bue colpevole di aver calpestato e divorato le incruente offerte sacrificali in onore degli dèi. Consapevole di aver infranto la norma vigente che impedisce di uccidere essere animati, prescrivendo di offrire agli dèi i soli frutti della terra, Sopatro fugge a Creta. Nel frattempo, l’infrazione compiuta dal contadino genera una carestia, e i rappresentanti degli Ateniesi si recano a Delfi per chiedere alla Pizia come porre fine alla sterilità della terra. La profetessa risponde che è necessario richiamare in Attica Sopatro, rimettere in piedi il bue ucciso dopo averne gustato le carni, punire l’uccisore. Rientrato ad Atene, Sopatro chiede di essere ammesso nel novero dei cittadini e si propone per la funzione di abbattitore del bue a patto che tutti i cittadini prendano parte al rito. Gli Ateniesi accettano le sue condizioni. Il bue è sacrificato e le sue carni sono mangiate in un banchetto pubblico; si ricostituisce quindi l’immagine dell’animale con la sua pelle e della paglia, e il bue “resuscitato” è aggiogato a un aratro per riprendere il suo lavoro di aratore, al fianco dell’uomo. Infine, gli Ateniesi istruiscono un processo per l’uccisione dell’animale. La colpa è progressivamente scaricata da tutti i partecipanti al rito, fino a ricadere sul coltello sacrificale (machaira) che, riconosciuto colpevole in quanto incapace di difendersi, viene gettato in mare1.


						
Fonti

						
  1. Porfirio, Abst. 2, 29-30

						
Link esterni

						

									Ateniesi 
								

						

							

								Deucalione e Pirra sfuggono al diluvio
							

							

								L'altare sacrificale prodigioso di Erice