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Dioniso, il dio lo straniero, arriva a Tebe

All’arrivo di Dioniso a Tebe, le donne tebane negano che egli sia un dio: sono infatti convinte che Semele abbia mentito e che invece di unirsi a Zeus abbia avuto una relazione con un comune mortale. Per questo Dioniso le ha punite rendendole folli e spingendole sul Citerone a compiere riti bacchici: a guidare i riti è ora Agave, sorella di Semele e madre di Penteo, al quale Cadmo aveva affidato il regno. Cadmo e Tiresia, ormai vecchi, sapendo di non potersi opporre alla divinità partecipano alle danze in onore del dio. Penteo invece, adirato, fa catturare e imprigionare alcune baccanti. Dioniso in persona entra allora a Tebe avendo assunto le sembianze di un giovane proveniente dalla Lidia, si lascia catturare dal re che lo ritiene responsabile della diffusione dei misteri e dei riti orgiastici, continuando a negare la divinità di Dioniso. Il giovane, stimolando la curiosità di Penteo, lo persuade facilmente a travestirsi da donna e ad andare a spiare le Baccanti sul monte. Agave e le sue sorelle non riconoscono l’uomo e, scambiandolo per una bestia feroce, lo dilaniano, facendolo a brandelli. Agave stessa torna a Tebe reggendo esultante la testa del figlio. È infine Cadmo che fa rientrare Agave in sé: la donna, disperata, è sopraffatta dall’orrore per quanto ha compiuto. L’intera città è così messa in guardia dai pericoli derivanti dal disprezzare la divinità e dal rifiutarle un culto (Euripide, Bacch.).

Riferimenti interni

Riferimento : A. Angelini, «L’identità collettiva : i Greci e gli altri» in Bettini M. (a cura di), Il sapere mitico, Torino, 2021, pp. 58-66.

Fonti

    Commento

    L’identità greca non si è costituita soltanto attraverso la contrapposizione fra ellenicità e barbarie. Nel processo uno spazio è stato dato anche all’assimilazione di elementi stranieri.
    Esempio emblematico è il dio Dioniso, divinità che nelle fonti giunge in Grecia dall’oriente per diffondere il proprio culto. Secondo il mito, Dioniso incontrò non poche difficoltà a stabilire riti in suo onore in terra greca. Tebe (patria di sua madre, Semele) è la prima fra le terre greche visitate dal dio. Quello che vi accade – resistenza da parte delle autorità politiche e loro punizione crudele da parte del dio, dimostrazione di potenza della divinità, capace di sovvertire qualunque norma imposta – deve valere come monito per tutte le altre città in cui Dioniso chiederà di insediare i propri culti.

    Dioniso rompe gli ordini, confonde i limiti, apre i confini: fra lecito e illecito, fra uomo e donna, fra vecchio e giovane, fra selvaggio e civilizzato, fra greco e barbaro.
    La sua vittoria finale celebra l’irruzione dell’alterità al centro del dispositivo sociale della polis, che la deve accettare come parte integrante di sé e della propria identità collettiva, poiché opporsi a essa, come si è ostinato a fare Penteo, costituisce un pericolo mortale.
    Dioniso rappresenta la necessità di fare posto all’alterità all’interno dell’identità.

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